A lanciare l’allarme, durante una conferenza stampa che si è svolta ieri mattina 6 luglio,  sono il Presidente di UNCEM (Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani) Toscana Oreste Giurlani e il deputato del Pd Ermete Realacci. Gli uffici per i quali l’azienda Poste Italiane SpA prevede un piano di dismissioni si trovano tutti presso piccole frazioni e territori montani. Il piano in realtà è nazionale e in conferenza stampa si è parlato della situazione nella Regione Toscana dove appunto gli uffici “a rischio chiusura” sarebbero ben 120.

Naturalmente una situazione del genere è destinata a provocare enormi disagi alle fasce più deboli della popolazione, anziani e persone sofferenti, costrette a questo punto a spostarsi verso altre località per quello che, prima della privatizzazione delle Poste, doveva essere un “servizio pubblico”. Servizio che nell’ottica dell’economia di mercato non si può più svolgere correttamente se non nell’ottica del profitto, ottica che non tiene in conto le esigenze delle categorie più deboli. Sempre costrette a pagarne le conseguenze e i disagi.

Realacci si è impegnato a sollecitare il ministro per lo Sviluppo Economico, Passera, affinché “sia garantita l’effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto del contratto di servizio postale universale“.

E nel resto d’Italia? Il postino bussa sempre due volte? O non arriva proprio più?

Luigi Asero

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