di Luigi Asero

Abbiamo avuto modo di notare che solitamente le notizie degne di menzione sono quelle che invece sfuggono (volontariamente o meno) ai mass media, e certo non sono ricercate dal lettore comune che magari ne ignora l’esistenza. Così sembra siano sfuggite alcune dichiarazioni del Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, rilasciate lo giovedì 26 febbraio a Roma. “L’alleanza era pronta a consigliare il governo libico in materia di difesa e sicurezza, il deteriorarsi della situazione nel paese potrebbe determinare nuove minacce alla sicurezza europea. Ciò richiede una difesa costante ed una sorveglianza massiccia. … La NATO deve essere pronta a difendere ogni alleato dalle minacce che vengono da oriente o da sud. La NATO desidera anche intensificare la nostra capacità di presa di conoscenza delle situazioni con una maggiore sorveglianza sul terreno con l’uso di droni e faremo riferimento a Sigonella a partire dall’anno prossimo” annunciando che dal 2016 la Nato userà i droni disponibili presso la base di Sigonella.

Qui si apre il primo interrogativo: e finora allora chi li avrebbe usati? Secondo Salvo Barbagallo (La Voce dell’Isola) evidentemente li usa direttamente la Marina statunitense che di quella base è vero “padrone”.

Procediamo con ordine, il passato lo conosciamo (più o meno) già e ciò che ci interessa è il futuro delle installazioni militari straniere in territorio siciliano con tutte le possibili conseguenze che queste comportano per la sicurezza e la libertà del popolo residente (e incosciente… e indifferente…).

Lo stesso Stoltenberg ha poi aggiunto che “sarebbe stata necessaria una maggiore presenza internazionale in Libia dopo la caduta del regime e che la NATO è sempre stata disponibile ad aiutare il paese. Quello che sta avvenendo in Libia così come il conflitto in Ucraina è l’ennesima dimostrazione che sono necessari cospicui investimenti per garantire quella capacità di auto-difesa e pronto intervento, venuta meno con la fine della guerra fredda, con la riduzione dei tagli nella Difesa. Il mondo è cambiato. Abbiamo visto le nuove minacce e le nuove sfide. In Ucraina, abbiamo fatto rispettare il cessate il fuoco ed abbiamo chiesto alla Russia di ritirare le armi pesanti schierate. La Russia ha trasferito negli ultimi mesi più di mille sistemi d’arma tra carri armati, artiglieria ed aerei. Dovranno ritirare il loro esercito e smettere di sostenere i separatisti. Qualsiasi tentativo di espandere ulteriormente il territorio in mano ai separatisti sarebbe una chiara violazione del cessate il fuoco. E sarebbe inaccettabile per la comunità internazionale“.

Ora proviamo a comprendere quali sono, e che potenzialità hanno, le installazioni Nato e americane in genere esistenti in Sicilia.

La base militare di Sigonella, in Sicilia, è il cuore dell’Alliance Ground Surveillance, probabilmente il più importante asset della NATO per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Joint Intelligence, Surveillance e Reconnaissance – JISR).

In un rapporto del Ce.S.I. (Centro Studi internazionali) si legge, per esempio, per quanto riguarda Sigonella:

La Base di Sigonella è una delle installazioni storiche che caratterizzano la presenza militare americana in Italia. Originariamente, alla fine degli Anni ’50, fu istituita per decongestionare le infrastrutture di Malta della Marina Americana e divenne sede di un’unità equipaggiata con velivoli antisommergibili.

Nel corso degli anni, Sigonella è diventata il più importante polo logistico per le attività di supporto alla Sesta Flotta della Marina Militare Americana schierata nel Mediterraneo, ospitando depositi, un aeroporto, un ospedale e un numeroso contingente di genieri costruttori della Marina Americana noti con la denominazione di “Sea-Bees”.

Nel 1980 l’installazione ha ricevuto, per la parte americana, la sua attuale denominazione di Naval Air Station – Stazione Aeronavale (NAS) Sigonella.

A seguito della fine della Guerra Fredda, e del conseguente mutamento delle esigenze operative, la parte americana di Sigonella ha perso la caratteristica di base dedicata esclusivamente al supporto di unità della Marina Americana, per trasformarsi in un’installazione destinata al più generale sostegno delle operazioni delle diverse forze armate statunitensi nel Mediterraneo.

In particolare, oggi il ruolo di Sigonella si sta ulteriormente trasformando nel contesto delle operazioni americane e NATO con gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) Global Hawk stanziati permanentemente nella base e con la presenza di altri APR lì basati in virtù di autorizzazioni temporanee.

È sempre il Ce. S. I. che “spiega” quali sono gli “accordi” Italia-USA:

La presenza permanente di forze USA a Sigonella va inserita nel quadro giuridico normativo determinato da:

  • art. 3 del Trattato Istitutivo della NATO (Patto Atlantico del 1949);
  • il NATO SOFA (1951) che regola la presenza di personale NATO sul territorio di un altro Paese dell’Alleanza;
  • il Promemoria di intesa relativo all’applicazione in Italia nei confronti delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America della “Convenzione fra gli Stati partecipanti al Trattato del Nord Atlantico sullo status delle loro Forze” (NATO SOFA – 1951);
  • l’Accordo Bilaterale sulle Infrastrutture (BIA) stipulato tra Italia e USA nel 1954;
  • il Memorandum d’Intesa relativo alle installazioni concesse in uso alle Forze USA in Italia (c.d. Shell Agreement – 1995), che indica i principi generali e le procedure per l’uso e la restituzione delle installazioni/infrastrutture;
  • il Technical Agreement (TA) specifico di Sigonella firmato il 6 Aprile 2006;

Tra i documenti citati, il più significativo è sicuramente il Technical Agreement (TA) siglato nel 2006 che, partendo da un quadro di principi generali, discendente direttamente dallo Shell Agreement, ha lo scopo di definire attribuzioni, compiti, responsabilità di Comando e procedure per l’applicazione di Accordi Internazionali tra l’Italia e gli Stati Uniti riguardanti l’uso di installazioni/infrastrutture militari situate a Sigonella. Nel TA, all’annesso 1, è specificato che sono concesse in uso esclusivo alle forze armate USA le seguenti installazioni: la U.S. Naval Air Station Support Site (NAS 1), la Stazione TLC di Niscemi, il Poligono di Pachino, la U.S. Naval Air Station Airfield (NAS 2, all’interno della Base NATO di Sigonella). Sono invece individuate quali installazioni ad utilizzo congiunto: la Base NATO di Sigonella, il deposito munizioni della Base NATO di Sigonella (Spinasanta), la NATO Magazine Area (Fagotto) e la Mobile Mine Assembly Unit (MOMAU).

Al 2013 le unità statunitensi permanentemente basate a Sigonella comprendono:

  • il Comando della Naval Air Station (NAS) che dipende operativamente dal Comandante di US Naval Forces Europe (USNAVEUR);
  • un’unità aeronavale (Patrol Squadron Detachment) della Marina Militare Americana equipaggiata con velivoli tipo P-3 Orion per lo svolgimento di compiti di pattugliamento marittimo;
  • distaccamenti relativi agli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) di tipo RQ-4B Global Hawk dell’Aeronautica Militare Americana, il cui rischieramento permanente è stato autorizzato nel settembre 2010 attraverso l’inserimento dell’Allegato 5 all’annesso 12 al Technical Agreement e relativo alle operazioni da Sigonella con APR;
  • la SP MAGTF 12 (Special Purpose Marine Air-Ground Task Force 12) dei Marines, unità specializzata nell’addestramento e supporto logistico destinata ad operare esclusivamente nell’ambito di tre missioni in territorio africano: African Union Mission in Somalia (AMISOM); African Contingency Operations Training and Assistance (ACOTA) e Trans-Sahara Counterterrorism Partnership (OEF-TS). L’autorizzazione allo schieramento di questa unità è stata ottenuta a livello politico nel 2011 e sarà conseguentemente recepita attraverso un’apposita variante del Technical Agreement in via di predisposizione.

Oltre alle unità precedentemente citate, nel prossimo futuro la Base di Sigonella diventerà la sede operativa anche dei 5 APR Global Hawk che verranno a breve acquisiti dalla NATO nel contesto del programma  (Sorveglianza del Territorio Alleato) che vede la partecipazione di 15 Paesi membri dell’Alleanza tra cui l’Italia. Pertanto la base di Sigonella otterrà la Capacità Operativa Iniziale nel 2017 con Full Operational Capability nel 2018

L’Alliance Ground Surveillance si compone di due segmenti:

  • aereo, basato sulla piattaforma robotica Hale (High-Altitude Long-Endurance Unmanned Aircraft System) Globak Hawk RQ-4 Block 40
  • terrestre, cui è demandata sia la capacità di controllo della missione che l’analisi, distribuzione ed archiviazione dei dati

La base americana di Sigonella, alla luce di quanto accennato,  ospiterà sia il MOS o Mission Operation Support che l’Air Vehicle Missions Command and Control (AVMC2), compreso l’intero apparato logistico.

Il segmento aereo del programma AGS si baserà sul drone Globak Hawk RQ-4 Block 40, in grado di volare ad altitudini massime di 60.000 piedi per più di 32 ore a velocità prossime ai 340 nodi, ben al di sopra dello spazio aereo occupato dal traffico commerciale.

Il Globak Hawk RQ-4 Block 40 può operare a duemila miglia nautiche dalla sua base operativa principale ed è ritenuto la migliore piattaforma robotica esistente per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione in grado di sorvegliare in un solo giorno centomila chilometri quadrati di terreno. Il radar ad apertura sintetica ad alta definizione MP-RTIP, è in grado di rilevare e tracciare ogni oggetto a terra e missili da crociera a bassa quota.

Il contractor per la fornitura di questi droni è la la Northrop Grumman che ha firmato nel maggio del 2012 un contratto da 1,7 miliardi dollari per una flotta di cinque Global Hawk con radar MP-RTIP. Il team industriale primario comprende EADS Deutschland GmbH (Cassidian), Selex Galileo e Kongsberg, ICZ, AS, Retia, AS, Aktors OÜ, Komerccentrs DATI grupa, Elsis LTD., Konstrukta-Difesa, AS, COMTRADE DOO, Bianor, Technologica, ZTA dC, SELEX ELSAG, Elettra Communications, UTI Systems e SES.

Le 15 nazioni partecipanti sono Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti.

Tutte le 28 nazioni dell’alleanza sosterranno però il programma a lungo termine.

LA QUESTIONE MUOS

Poi, e non di meno, abbiamo il famoso Muos di Niscemi, contro il quale ben poco potrà fare la sentenza di blocco del Tar di Palermo. Cosa è il Muos? Proviamo a riepilogare. Realizzato direttamente dalla Us Navy, si tratta di un sistema tattico a banda stretta di nuova generazione di comunicazione via satellite tra le forze Usa in movimento.

Il MUOS è stato progettato per fornire ai militari maggiori capacità di comunicazione rispetto ai sistemi esistenti. I quattro satelliti (più uno di riserva) MUOS in orbita geostazionaria, sono dotati di Code Division Multiple Access a banda larga (WCDMA), con una velocità di trasmissione 16 volte maggiore rispetto l’attuale sistema satellitare Ultra High Frequency (UHF).

Ogni satellite MUOS è pienamente compatibile anche con le precedenti frequenze utilizzate così da assicurare una transizione fluida nella tecnologia WCDMA, mandando in pensione il sistema UFO (UHF Follow-On). Le quattro stazioni di terra sono associate ad un satellite. La prima sorge presso l’Australian Defence Satellite Communications Station, a Kojarena, circa 30 km a est di Geraldto. La seconda a Niscemi, a 60 km dalla Naval Air Station di Sigonella. La terza nella Virginia sudorientale e la quarta nelle Hawaii.

Citando il “dossier Muos” redatto da “La Voce dell’Isola” possiamo apprendere che

Il programma MUOS è stato affidato nel 2002 alla Lockheed Martin, la più potente delle compagnie del comparto difesa degli Stati Uniti d’America, con oltre 126.000 dipendenti e un fatturato annuo da capogiro per 45,8 miliardi di dollari.

Lockheed Martin, dunque, è il “Prime Contractor” del sistema e progettista del MUOS su commissione della US Navy Contract, come venne annunciato il 24 settembre 2004.

Tra i subappaltatori chiave del MUOS vi sono, inoltre, la General Dynamics, la Boeing e la Harris. Il primo satellite MUOS, MUOS-1, è stato lanciato nello spazio il 24 febbraio 2012, il secondo, come detto, il 19 luglio scorso, il terzo è programmato entro il 2013, il quarto nel 2014, l’ultimo entro l’ottobre del 2015.

Sono un centinaio le basi americane in Italia, al cui mantenimento il nostro Paese contribuisce nella misura di circa il 40 per cento: svolgono sempre più funzioni di carattere globale nella strategia USA. Queste basi (cui si aggiungono quelle Nato sempre sotto comando USA) dipendono dalla catena di comando statunitense e sono quindi di fatto sottratte ai meccanismi decisionali italiani: quando e come vengono usate dipende non da Roma ma da Washington.

Le installazioni USA in Sicilia sono:

Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell’Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 8.000 persone tra militari e civili americani ]. Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’Usaf: elicotteri del tipo HC-4, saltuariamente caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni, squadrone di Glòbal Hawhs e Predator (velivoli senza pilota).

Motta S. Anastasia, Stazione di telecomunicazioni.

Caltagirone, Stazione di telecomunicazioni.

Vizzini, depositi munizioni.

Palermo, aeroporto Punta Raisi, base saltuaria dell’Usaf.

Isola delle Femmine [Pa], deposito munizioni Usa e Nato.

Marina di Marzamemi, Stazione di telecomunicazioni.

Pachino (Rg). Quasi all’estrema punta meridionale della Sicilia sorge una delle installazioni più segrete delle forze armate statunitensi: si tratta del cosiddetto Target Range di Pachino, in provincia di Siracusa, centro di supporto per le esercitazioni aeree e navali USA e NATO nel Mediterraneo centrale. Il poligono consta di una serie d’infrastrutture realizzate all’interno di una delle aree naturali e paesaggistiche più belle della Sicilia, tra Isola dei Porri, Punta delle Formiche e Grotticelle (dove sorgono torri e piloni di segnalazione), Punta Castellazzo (dove la US Navy ha realizzato un deposito, un pontile per le imbarcazioni e una piattaforma per l’atterraggio di elicotteri) e Marza (depositi, magazzini e una torre di controllo). Epicentro del Pachino Range Target una boa ancorata in mare aperto, posta a 36° 39’ 19” di latitudine nord e 15° 00’ 52” di longitudine est, da cui si estende con un raggio di 2.700 metri l’“area di impatto” delle attività addestrative USA. Esse comprendono, secondo quanto riportato dall’Accordo tecnico tra il Ministero della difesa italiano e il Dipartimento della difesa riguardante le installazioni in uso alle forze armate USA di Sigonella, “lo sganciamento di bombe e mine inerti da parte di aerei, elicotteri e dello squadrone di pattugliamento navale P-3; le operazioni speciali di US Navy e Marina militare italiana con munizioni e dispositivi esplodenti (EOD – Esplosive Ordnance Disposal); simulazioni di atterraggio di elicotteri, diurni e notturni; lanci in acqua di paracadutisti; detonazione di materiale esplodente con peso inferiore ai 10kg”. Il complesso di Pachino viene utilizzato anche per le esercitazioni dei velivoli dell’US Air Force. Nel giugno 1995, esso permise al cacciabombardiere strategico Rockwell B-1 Lancer di sperimentare la sua potenza distruttiva contro obiettivi navali nel suo primo volo no stop dalla base aerea di Dyess (Texas) verso l’Europa. La missione, denominata “Coronet Bat”, si concluse nelle acque siciliane con lo sganciamento di decine di bombe a caduta libera BDU-50 “Mark 82” da 500 libbre. Al tempo, il B-1 era pure armato con 24 missili da crociera AGM-86 e AGM SRAM in grado di trasportare bombe nucleari del tipo B-61 e B-83.

Augusta, base sottomarina della Sesta flotta e deposito munizioni. Sulle acque del golfo di Augusta si specchiano i monti Climiti: al loro interno i fiumi carsici hanno scavato nei secoli numerose grotte naturali. In una di esse, Cava Sorciara, la Marina Militare ha occultato uno dei suoi maggiori depositi di munizioni in tutta Italia. Per oltre mezzo secolo, secondo fonti parlamentari, l’area è stata pure utilizzata per immagazzinare le armi chimiche in dotazione alle forze armate nazionali e statunitensi. Inutile chiedersi se e quando essa sia mai stata bonificata. Cava Sorciara è ancora un’installazione top secret, come lo è il grande centro di telecomunicazione della vicina località di Palombara (sede alternata al Centro di comando operativo della Marina Militare di Santa Rosa, Roma), pienamente integrato nella rete C3I (comando, controllo, comunicazioni e intelligence) dell’Alleanza atlantica.

Monte Lauro, Stazione di telecomunicazioni.

Centuripe, Stazione di telecomunicazioni.

Mineo, Stazioni di telecomunicazioni e deposito.

Niscemi, base del NavComTelSta [comunicazione Us Navy]

Nebrodi, Stazioni di telecomunicazioni.

Trapani, base Usaf con copertura Nato.

La Sicilia quindi a capo di una enorme potenza militare? No, quando mai! La Sicilia sfruttata solo per operazioni militari, la Sicilia invasa per il mantenimento dell’ordine mondiale. L’ordine di chi, poi, non è dato sapere. Non qui almeno, a noi queste facoltà non spettano. A noi spetta però comprendere quanto il “gioco” sia pericoloso e quanto la Sicilia rischi di diventare un obbiettivo terroristico, obbiettivo nemmeno tanto difficile stante la scarsa attenzione dell’intera classe politica. A tutti i livelli.

[Originariamente pubblicato su SapereItalia]

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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