Anche Cipro risente della grave crisi internazionale che sta colpendo, in particolare l’Eurozona. A salvare dal crack la piccola isola è stato chiamato il presidente Demetris Christofias che in questo momento (dall’1 luglio succedendo alla Daanimarca) ricopre anche la carica di presidente di turno dell’Unione Europea. La notizia pertanto assume una rilevanza molto particolare.

Christofias laureato in lettere e filosofia all’università di Mosca, conosciuto come un comunista convinto sta valutando l’offerta di salvataggio della Russia. E pare la ritenga più vantaggiosa per il suo popolo. Per due motivi: la Russia non imporrebbe alcuna condizione al prestito e inoltre avrebbe proposto un tasso di interesse più vantaggioso rispetto al salvataggio proposto dalla stessa UE che Christofias al momento presiede. Ce n’è abbastanza per sgranare gli occhi e cercare di comprendere cosa stia accadendo.

Già perché l’area del Mediterraneo orientale si regge su precisi equilibri determinati intanto dalla situazione esplosiva in Syria e poi dalle recenti scoperte di immensi giacimenti di gas naturale nei suoi fondali. Cosa che potrebbe spiegare bene la buona offerta della Russia. Offerta che potrebbe alla fine essere rifiutata da Cipro, ma che segna un precedente non certo “da poco” per il futuro con la Russia sempre più decisa a farsi spazio sullo scacchiere internazionale.

Ue-Bce-Fmi (la Troika) si trova proprio nella piccola Repubblica per decidere quali misure chiedere in cambio dell’operazione di salvataggio, resasi necessaria dopo le pesanti perdite subìte dalle tre maggiori banche cipriote sui cui bilanci pesano i bond greci ormai al tracollo. Così la Repubblica di Cipro si è trovata, suo malgrado, ad essere il quinto Paese dell’Eurozona a chiedere di poter accedere a un’operazione di salvataggio. Ma senza ancora aver quantificato l’entità del danno. Si vocifera di dieci miliardi di euro, ma sono voci dei media ciprioti.

La Russia quindi ha interesse a salvare Cipro sia per il gas trovato (secondo le stime il 5° giacimento mondiale), che per i buoni rapporti diplomatici intrattenuti, ma anche perché può temere che il piccolo paradiso fiscale sia costretto a cambiare la politica fiscale anche nei confronti delle società di capitali operanti sul territorio. E parecchie, da anni, sono appunto russe. Per Putin e la sua Gazprom questa potrebbe essere la contropartita ideale del salvataggio.

Ovvio che Putin non chieda altro, ma gli equilibri politici potrebbero risentirne e sarà bene seguire la vicenda nei prossimi giorni.

Luigi Asero

 

 

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