La scissione, nell’aria da tempo, è ormai ufficiale. La piattaforma Rousseau gestita dalla associazione diretta da Davide Casaleggio abbandona al suo destino ciò che è rimasto del Movimento 5 Stelle. Il bandolo della matassa sarebbe tutto nella mole debitoria che il M5S avrebbe accumulato nei confronti dell’associazione che -tramite la società di Casaleggio- gestisce la piattaforma informatica Rousseau per l’applicazione della “democrazia diretta”. Quella piattaforma cioè che, con il voto di poche decine di migliaia di iscritti e con domande spesso molto “dubbie”, ha consentito al Movimento (fra le prime forze politiche per numero di deputati e senatori) di decidere dei destini della nazione.

Ora arriva l’addio. L’associazione però non sembra intenzionata ad abbandonare la politica, infatti nel suo annuncio parla di “nuovo progetto e nuovi attori protagonisti“. Continuando a leggere anche qualche giorno prima sembra di trovare conferma della mera questione economica, infatti già la scissione era stata annunciata con queste parole: “Qualora i rapporti pendenti non verranno definiti entro questa data (il 22 aprile, nda), saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi e vicino, invece, a chi vuole creare un impatto positivo sul mondo“, scriveva l’Associazione Rousseau in un post dello scorso 8 aprile.

Intanto il personale dell’associazione sarà posto in cassa integrazione. La piattaforma fondata da “cittadini” per creare il MoVimento dei “cittadini” lascia a terra i “cittadini” stessi che più sono stati attivi e che forse, lavoro a parte, in un lavoro come fosse una “missione” c’avevano creduto.

Resta un problema di non poco conto, la mole enorme di dati inserita nei database della piattaforma che fine farà? I dati, tecnicamente, non sono del Movimento 5 Stelle ma dell’associazione che li ha raccolti e gestiti senza mai fornire possibilità di accesso a nessun esponente del M5S. Adesso? Come e per chi saranno trattati? Quale è il loro valore commerciale? Perché i dati raccolti sono sempre uno strumento da “mercato”. Fra i dati anche i singoli post di moltissimi utenti, le loro parole giuste come quelle “sopra le righe”. Cosa accadrà?

La mole di debiti -motivo ufficiale ma non sufficientemente convincente della diatriba- evidenzia come chi voleva aprire la “scatoletta di tonno” lo ha fatto. E lo ha anche digerito con soddisfazione.
A breve avremo notizie di altre scatolette da dover aprire? Speriamo di no.

Originariamente pubblicato su SapereItalia

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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