carabinieri-colonna-gazzelleSi stringe il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro considerato numero uno di Cosa Nostra. Questa mattina in provincia di Trapani la Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Direzione investigativa antimafia (Dia) e Ros, hanno portato a termine un’operazione antimafia, dove sono stati eseguiti trenta provvedimenti di arresto, emessi dal gip di Palermo, che riguardano esponenti di spicco del clan di Matteo Messina Denaro e in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara.

Secondo gli inquirenti, gli indagati esercitavano da anni un controllo capillare sulle attività economiche ed imprenditoriali della provincia di Trapani, con ingenti interessi nel settore dell’edilizia.  I reati contestati sono, tra gli altri, associazione mafiosa, voto di scambio, estorsione e intestazione fittizia di beni.

Tra gli arrestati figura anche la sorella del capomafia castelvetranese, Anna Patrizia Messina Denaro, 43 anni, accusata di aver mantenuto i rapporti tra il boss latitante e il resto degli appartenenti a Cosa Nostra, nonché di estorsione aggravata dal favoreggiamento di Cosa nostra.

Un’ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto Aldo Roberto Licata candidato alle ultime elezioni politiche. Era il numero tre della lista Grande Sud-Mpa che non superò lo sbarramento.

Oltre a Patrizia Messina Denaro altre sei donne sono state arrestate. Alcune figuravano a capo di aziende in odore di mafia, come Maria Barresi. Altre avrebbero fatto da prestanome per evitare i sequestri. Altre ancora avrebbero svolto le commissioni più disparate agli ordini del clan. Tra queste una vigilessa in servizio nella provincia di Milano, Antonella Montagnini. A lei si si sarebbe rivolto Nicolò Polizzi per controllare qualche targa sospetta.

L’operazione è coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Maria Teresa Principato, e dai sostituti Paolo Guido e Marzia Sabella.

Luigi Asero

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