Sono già almeno 16 i morti degli scontri, soltanto fra ieri e oggi, in Egitto.  I dimostranti sono stati attaccati dalle forze governative e soltanto ieri ci sarebbero stai 10 morti, altri 8 negli scontri di oggi. Almeno cinquecento i feriti.

Enormi colonne di fumo nero e fiamme si levano davanti al grande edificio dell’immigrazione (Mugamma), sembra da tende dei manifestanti alle quali è stato dato fuoco, forse dai militari intervenuti questa mattina per sgombrare il sit-in di protesta davanti alla sede del governo e hanno arrestato diversi manifestanti.

L’Esercito, stando a numerosi testimoni oculari, avrebbe fatto allontanare le ambulanze per impedire i  soccorsi.

Il neo primo ministro egiziano, Kamal el Ganzouri, afferma che quanto avvenuto “non è una rivoluzione, ma un attacco all’Egitto”.

Kamal el Ganzouri, insediatosi il 7 dicembre ha incolpato i manifestanti per la degenerazione degli scontri di venerdì: ”Un giovane è stato colpito e ha ricevuto un trattamento illegale e i giovani hanno diritto di chiedere giustizia per questo. Però dopo sono usciti giovani che hanno incendiato auto, edifici annessi al Parlamento e la sede del Consiglio dei ministri, senza l’intervento delle forze armate”.

Ganzuri ha lanciato un appello alla coesione nazionale. ”L’Egitto vive una fase che ha bisogno dell’unità di tutte le forze politiche e dei gruppi sociali’, ma tutti questi scontri hanno un amaro sapore di vendette e odio trasversali che rischiano di trascinare l’Egitto in un nuova spirale di violenza di cui sarebbe difficile intravedere la fine.

Infatti il Muftì d’Egitto, Sheikh Ali Goma, annunciando i funerali del direttore del suo ufficio, Sheikh Emad Efat, ucciso ieri con un colpo d’arma da fuoco nella zona degli scontri tra manifestanti e militari, ha sollecitato i cittadini a partecipare ad una grande manifestazione. Un comunicato dell’ufficio del Muftì (Dar El Iftaa, la casa della fatwa) afferma che ”non lasceremo che il suo sangue sia stato sparso invano”.

Spirali di vendette si profilano all’alba del nuovo Egitto. E forse del nuovo mondo.

Luigi Asero

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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