Le violenze in Syria non conoscono sosta. Le accuse dei dissidenti sono forti e circostanziate: decine e decine di civili, donne e bambini in primis sono uccisi, torturati, mutilati. Le donne prima violentate poi uccise.

Il regime di Bashar Al Assad ha cambiato versione, prima negava decisamente, ora ammette le violenze accusando però bande terroristiche non meglio identificate di compierle per far ricadere la colpa sul regime. Non tiene neanche questa versione: ci sono i filmati, ripresi a rischio, di nascosto. Ripresi dal popolo ma anche da inviati in incognito. E la situazione si complica. Centinaia di famiglie cercano di fuggire dalla città martoriata, lasciando via tutto, chiedendo solo di poter vivere. A volte va bene, altre volte no. E la fuga diventa morte, diventa tortura, diventa altro orrore.

E nell’orrore del regime prova a muoversi l’orrore della diplomazia internazionale. Senza neanche troppa enfasi, senza slancio. Forse fa paura più alla diplomazia internazionale un popolo che cerca libertà, che allo stesso regime che quel popolo prova a reprimere.

Interviene oggi il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, dichiara che il governo siriano sta facendo un “uso sproporzionato” della forza in alcune città. Viene da commentare che dall’Onu ci si aspettava una condanna tout-court dell’uso della forza, non una condanna su “quanta” forza sia impiegata nella repressione. Ma l’Onu subisce i veti di Cina e Russia, due fondamentali interlocutori sullo scacchiere internazionale. E allora l’uso della forza nella repressione di legittime proteste si “contestualizza”. Fatelo insomma, senza farvi notare troppo. Si sa, “occhio non vede e cuore non duole”.

Ma l’occhio vede. E ancora una volta vede decine di corpi ammassati, avvolti in qualche modo. Riconosce bambini mutilati, donne seviziate e uccise, non è dato sapere se prima violentate. Ma la logica dell’orrore dice che sì, prima sono state stuprate a sangue, torturate. Servite a rimettere in sesto le truppe militari che dovrebbero servire il Paese. Servono invece solo il potere. Fratelli ignobili di un popolo che ne sta subendo oggi tutta la ferocia.

Sono 49 oggi, quelli di questa notte. Hanno gole tagliate, visi straziati. Non andiamo oltre. Non si informa descrivendo scene splatter, si informa facendo semplicemente capire come stanno le cose. Abbiamo provato a farlo, ma quelle scene che decidiamo di non proporre qui -che troverete facilmente in rete (scelta sconsigliata)- sono un pugno allo stomaco. Non c’è bisogno di andare oltre, ma solo di proporre una mobilitazione internazionale a favore di quel popolo.

Solo pressando da ogni parte civile del mondo forse l’Onu potrebbe comprendere che le violenze non si contestualizzano, si bloccano soltanto. Ma questa poi è forse solo utopia. In fondo è un problema del popolo syriano…

Luigi Asero

 

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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