di Luigi Asero

 

Sono passate quasi inosservate le poche righe che venerdì 19 ottobre la sezione locale Roma del quotidiano La Repubblica ha dedicato al ritrovamento di un cadavere in un palazzo di San Lorenzo. Citiamo integralmente quell’articolo di cronaca che potrete trovare a questo link.

Giallo a San Lorenzo. Una ragazza è stata trovata morta a Roma la scorsa notte in uno stabile abbandonato occupato da alcune persone in via dei Lucani, a San Lorenzo. Sul corpo della giovane, dall’età apparente tra i 20 e i 25 anni, non sarebbero stati trovati segni evidenti di violenza.

Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso. Intanto, sulla vicenda stanno indagando i poliziotti del commissariato San Lorenzo.

Oggi purtroppo lo stesso quotidiano, senza troppo risalto, ci riferisce dell’esito dell’autopsia: “L’autopsia sul corpo di Desirée Mariottini, trovata cadavere venerdì sera, rivela una drammatica verità: oltre a essere drogata, la giovanissima è stata anche abusata da un gruppo in uno stabile abbandonato in via dei Lucani 22”

Meno risalto viene però dato a un’altra parte, non meno importante, della notizia. Non solo la droga nel sangue. Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata morta nella notte tra venerdì e sabato in un palazzo abbandonato in via dei Lucani a San Lorenzo, è stata violentata da un gruppo. (…) 

Perché parliamo di un altro “caso Pamela”, riferendoci alla 16 enne Pamela Mastropietro uccisa e fatta a pezzi da uno o più immigrati irregolari, noti alle forze dell’ordine per precedenti di spaccio?

Perché un testimone senegalese sentito ora dagli inquirenti ha riferito alla trasmissione “Storie italiane” di RAI 1:  “Sono arrivato lì tra mezzanotte o mezzanotte e mezza, sono entrato e c’era una ragazza che urlava. Ho guardato quella che urlava e c’era un’altra ragazza su un materasso: le avevano messo una coperta fino alla testa ma si vedeva la testa. Non lo so se respirava ma sembrava già morta, perché l’altra ragazza urlava e diceva che era morta” Aggiungendo poi che nell’edificio “c’erano africani e arabi: un po’ di gente sette persone o sei” e c’era un’altra ragazza, forse cugina della vittima. Questa seconda ragazza “urlava che l’avevano violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. È stata drogata perché aveva sedici anni. Da quello che diceva lei sono stati tre sicuramente o quattro“.

Citiamo ora, sulla stessa vicenda, una frase del Corriere della Sera,

Sulla vicenda fin dall’inizio c’è stato il silenzio pressoché assoluto da parte di chi indaga, al punto che per giorni si è parlato di una sbandata di circa 30 anni morta senza evidenti segni di violenza.

Senza evidenti segni di violenza“? Insomma per giorni nessuno ha voluto dire quel che è accaduto. Per evitare rivolte? O per tutelare qualcuno? O perché dire certe cose risulta sgradito a una certa parte politica?

Dell’autopsia non sappiamo ancora se la morte di Desirèe è direttamente attribuibile ai suoi stupratori o se invece la giovanissima è morta per cause indirette dovute all’uso di droga o alla violenza subìta. Sappiamo però che Desirèe non doveva essere lì, non doveva morire abbandonata dopo esser stata drogata e stuprata da un gruppo (ancora da identificare) di balordi di qualsiasi nazionalità essi siano.

Sappiamo anche, però (e questo dovrebbe allarmare tutti) che facendo riferimento al “caso Pamela” uno dei suoi aguzzini intercettato in cella avrebbe detto fra le altre cose “ancora non hanno visto nulla“, riferendosi a una sorta di “modus operandi” deciso da chissà chi e perché. E sempre più il “caso Desirèee” a noi appare sin troppo simile.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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