di Luigi Asero

Restiamo di un’idea, personale, personalissima: la Sicilia è già bellissima.

Magari maltrattata, sfruttata, sottoutilizzata, ma l’unica promessa che non si può fare è quella che “diventerà”, lo è già. Cadere però in questi esercizi linguistici non ci interessa, per cui… I fatti innanzitutto.

Primo fatto, indiscutibile. La campagna elettorale si è chiusa con lo scontro fra il centro destra di Nello Musumeci (sostenuto da Forza Italia, Idea Sicilia, Popolari Autonomisti, UdC, DiventeràBellissima, Noi con Salvini e Fratelli d’Italia) e il Movimento 5 Stelle. Il resto delle liste non hanno avuto seguito. Poi con i numeri si può giocare quanto si vuole, filosofare su spostamenti o condizioni strutturali. Ma la partita è stata fra Centro Destra e M5S

Secondo fatto. Il Movimento 5 Stelle è, numericamente, la prima forza politica in Sicilia, proprio perché ha combattuto senza alcuna alleanza, interna o esterna, politica o “meno”.

Terzo fatto. Il Pd siciliano (e nazionale) paga la sua politica, evidentemente non compresa dagli elettori, e incassa un discreto numero di deputati all’Ars, ma ben distante da quello che è il ruolo di un “partito guida”.

Quarto fatto. Il siciliano Angelino Alfano “sparisce”, la sua Alternativa Popolare infatti ottiene zero seggi suscitando ben poco interesse nel popolo.

Quinto fatto. Il vero vincitore siciliano (se di vittoria si può parlare) è l’astensionismo. Infatti quasi il 54% degli aventi diritto ha scelto di non recarsi alle urne. Cosa significa? Che c’è sfiducia? Che non interessa il destino dell’isola? Che gli elettori non credono alle promesse? Che invece preferiscono che tutto rimanga com’è? La vera battaglia è questa. Capire come e perché sia possibile che metà dell’elettorato si disinteressi di chi deve governarlo.

Sesto fatto. Gli unici “indipendentisti” che hanno guadagnato qualche seggio sono stati quelli candidati con la lista del Centro Destra, segno che i siciliani chiedono una “indipendenza vigilata”, gattopardesca, vogliono che cambi tutto senza cambiare nulla, altrimenti non votano chi chiede indipendenza legandosi a partiti tra Roma e Milano (più Milano).

Settimo fatto. Il vincitore. Nello Musumeci. Si è definito “presidente di tutti” e questa espressione gli fa onore, che sia una persona capace lo si sa. Ma nella sua coalizione, la sua lista è proprio quella che ha preso meno voti, superando di poco soltanto l’alleanza NcS e FdI, quindi avrà pochissimo potere contrattuale con gli alleati. Presidente di tutti ma principalmente, quindi, di chi gli ha consentito di diventarlo. E con la situazione che trova al governo regionale il gioco d’equilibri si fa difficilissimo.

In sintesi: #diventeràbellissima, forse anche #impossibile.


Gli eletti all’Ars

MOVIMENTO 5 STELLE. Primo partito in Sicilia con il 26,67% delle preferenze, i 5 Stelle eleggono 20 deputati: Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro (Agrigento), Nunzio Di Paola (miglior secondo a Caltanissetta), Angela Foti, Gianina Ciancio e Francesco Cappello e Jose Marano (Catania), Elena Pagana(Enna), Valentina Zafarana e Antonino De Luca (Messina), Giampiero Trizzino, Salvatore Siragusa, Luigi Sunseri, Roberta Schillaci (Palermo), Stefania Campo(Ragusa), Stefano Zito e Giorgio Pasqua (Siracusa), Sergio Tancredi e Valentina Palmeri (Trapani).

CENTO PASSI per Fava conquistano un seggio a Palermo, formalmente attribuito allo stesso Claudio Fava.

CENTRODESTRA. All’Ars porterà 29 deputati che si aggiungono ai 7 del listino del quale fa parte di diritto anche lo stesso nuovo presidente della Regione. Il primo partito del centrodestra è Forza Italia con il 16,37% e 12 deputati che sono Riccardo Gallo (Agrigento), Michele Mancuso (Caltanissetta), Marco Falcone e Alfio Papale (Catania), Luigi Genovese e Tommaso Calderone (Messina), Giuseppe Milazzo, Riccardo Savona e Marianna Caronia (eletta grazie all’ingresso all’Ars di Gianfranco Miccichè attraverso il listino di Musumeci), Orazio Ragusa(Ragusa), Rossana Cannata (Siracusa), Stefano Pellegrino (Trapani).

Idea Sicilia e Popolari autonomisti, il partito di Lagalla e degli ex Mpa, è seconda forza della coalizione con il 7% e 5 deputati che sono Carmelo Pullara (Agrigento), Giuseppe Compagnone (Catania), Totò Cordaro e Roberto Lagalla (Palermo) e Pippo Gennuso (Siracusa).

Udc con il 6,9% porta all’Ars 5 deputati: Margherita La Rocca Ruvolo (Agrigento), Giovanni Bulla (Catania), Cateno De Luca (Messina), Vincenzo Figuccia (Palermo) ed Eleonora Lo Curto (Trapani) eletta al posto di Mimmo Turano, già nel listino.

A seguire la lista del presidente Nello Musumeci #DiventeràBellissima con il 5,96% e 4 deputati: Giuseppe Zitelli (Catania), Giuseppe Galluzzo (Messina), Alessandro Aricò (Palermo), Giorgio Assenza (Ragusa).

Fratelli d’Italia e Noi con Salvini superano la soglia con il 5,6%, gli eletti sono tre, si tratta di Gaetano Galvagno (Catania), Antonio Catalfamo (Messina) e Tony Rizzotto (Palermo).

CENTROSINISTRA. Elegge 13 deputati, di cui 11 del Partito Democratico che sono Michele Catanzaro (Agrigento), Giuseppe Arancio (Caltanissetta), Luca Sammartino e Anthony Barbagallo (Catania), Luisa Lantieri (Enna), Franco De Domenico (Messina), Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici (Palermo), Nello Dipasquale (Ragusa), Giovanni Cafeo (Siracusa), Baldo Gucciardi (Trapani). Gli altri due sono di Sicilia Futura: Nicola D’Agostino (Catania) e Edy Tamajo (Palermo).

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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