di Luigi Asero

Quel che è certo è solo che si tratti di un violentissimo attentato contro la Russia. A esplodere un vagone della metropolitana di San Pietroburgo appena partito da una stazione con il suo carico di vite. Impossibile per ora definire con esattezza la matrice terroristica che ha ucciso almeno 10 persone ferendone un’altra cinquantina.

L’attacco in un momento di “punta”, all’ora di pranzo. Questa volta non ci sarebbe un kamikaze, qualcuno ha lasciato sul vagone uno o due pacchi con esplosivo imbottiti anche di chiodi e pezzi di metallo. Appena partito il convoglio la violenta esplosione.

L’esplosione è avvenuta tra le stazioni dell’Istituto di Tecnologia e quella di Ploshchad Sennaya. In una terza stazione, quella di Ploshchad Vosstania, è stato ritrovato un altro ordigno inesploso.

Chiusa l’intera tratta della metropolitana. L’intera zona viene chiusa da una cortina di sicurezza.

In città è presente anche il presidente russo Vladimir Putin, ospite a un convegno sui media. Nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare per colloqui il presidente bielorusso Lukašenko.
Putin ha subito commentato: “Non è chiaro ancora quali siano le cause, le stiamo vagliando tutte, incluso il terrorismo” prendendo in mano il timone dei soccorsi. Putin aveva appena finito di parlare di internet e della necessità di lasciarlo “libero”, pur vietando la circolazione di immagini pornografiche o incitamenti al suicidio, quando proprio sui social sono iniziate a circolare le prime fotografie della deflagrazione. Il presidente ha immediatamente chiamato i servizi di sicurezza interni Fsb.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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