di Luigi Asero

 

O forse dovremmo dire “vinta”. Dipende da quale prospettiva si vede la cosa. Di nuovo non c’è nulla. I rifiuti, città  per città, giacciono là dove sempre sono stati: in strada e per quantità è certamente “vinta”. Le parole giacciono là, dove sempre si sono udite: nei proclami dei politici, specialmente in quelle dei proclamatori di professione.

No, non è vero, forse qualche novità in merito dovremmo segnalarla. “Saro l’annunciatore”, alias il nostro presidente della Regione Rosario Crocetta (che in fatto di annunci non lo batterebbe nemmeno la biondissima Maria Giovanna Elmi, che i meno giovani probabilmente non ricorderanno…), ha infatti annunciato che  “Sulla valorizzazione dei rifiuti abbiamo previsto due impianti da 200 tonnellate a Palermo e Catania e altri cinque o sei da 60-80 tonnellate per garantire una distribuzione regionale abbastanza equa. Questi impianti potrebbero essere realizzati nelle discariche esistenti“.

Che poi ha precisato “Non abbiamo messo la parola termovalorizzazione nel piano, perché i meccanismi di valorizzazione dei rifiuti sono molteplici: dalla gassificazione all’idro-soluzione. Vogliamo applicare la tecnologia più pulita” smentendo come incredibilmente fantasiose le affermazioni di quanti sostengono che questo è il piano rifiuti di Totò Cuffaro, Crocetta infatti afferma: “Ci vuole una fantasia incredibile per affermare che questo piano è lo stesso del piano del governo Cuffaro sui termovalorizzatori. Parliamo di piccola impiantistica diffusa“.

A questo punto ci tocca far qualche precisazione: Crocetta avrebbe anche affermato che le parole del ministro Galletti in merito alla residua autonomia di sei mesi delle discariche siciliane sarebbero una conferma dell’operato del suo governo regionale, infatti secondo il governatore siciliano  “i provvedimenti della Regione siciliana abbiano impedito attraverso gli impianti di bio-stabilizzazione l’emergenza rifiuti, e mi pare che rifiuti per strada non ce ne siano, ha segnalato il problema della differenziata“.

Poi, immancabile e ci saremmo preoccupati se così non fosse stato, l’accusa agli altri enti locali (le responsabilità sono sempre altrui): “La Regione non fa la differenziata, la fanno i comuni. Il tema si pone anche a carico delle città metropolitane che devono cominciare ad operare per farla. La raccolta differenziata è un obbligo di legge e i comuni hanno l’obbligo di farla e se non la fanno deve scattare immediatamente l’intervento sostitutivo”. Si profilano forse nuovi commissari di crocettiana fede?

Stiamo facendo attività tipiche delle amministrazioni locali per implementare un modello. La differenziata è il tema, il resto sono rattoppi. Con la semplice raccolta differenziata l’impiantistica sarebbe sufficiente per diversi anni.” Ineccepibile, ma il governo regionale non è forse in carica da ben 4 anni? Perché iniziare a parlare di una soluzione del genere soltanto adesso?

 

 

Sarà una nostra opinione? Sbaglieremo? Forse sì, forse -almeno- “nì”. Per confutare le nostre impressioni citiamo un recente articolo a firma di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia online:

Le discariche si stanno esaurendo, la differenziata non parte, le città sono state invase dai rifiuti per tutta l’estate e da Roma il ministro Galletti non perde occasione per ricordare che in fatto di smaltimento dei rifiuti la Sicilia è la peggiore regione d’Italia. Eppure i cittadini siciliani spendono più di tutti per la tassa che dovrebbe servire proprio a smaltire l’immondizia. Il record è a Siracusa, dove la Tari vale 502 euro all’anno (mediamente) a cittadino: è il record italiano, secondo una rilevazione di Federconsumatori.

La Federconsumatori ha comparato i dati di una famiglia media in abitazione media grandezza (immobileda 100 mq e tre componenti familiari) di ogni capoluogo siciliano con quelli delle altre città italiane. In due province siciliane la Tari è cresciuta nel 2016 rispetto al 2015: a Messina +5,21% e a Ragusa +3,96%.

La Tari nei Comuni capoluogo della Sicilia non è affatto omogenea: ad Agrigento si pagano 385 euro, a Caltanissetta 288, a Catania ben 427 (nona posizione tra le più care in Italia), a Enna 315, a Messina 412 (decima in Italia), a Palermo 307, a Ragusa 407 e a Trapani 383. Caso limite Siracusa, maglia nera nazionale: con i suoi 502 euro di Tari(+69% rispetto alla media nazionale) è il capoluogo italiano dove i cittadini spendono di più per smaltire i propri rifiuti.

La media siciliana è di 381 euro,06: l’Isola è seconda solo alla Campania. La media in Italia è molto più bassa, 296 euro: cioè 85 euro in meno. (continua…)

Non andiamo oltre, ci chiediamo soltanto quali strade percorra giornalmente il presidente Crocetta visto che afferma “rifiuti per strada non ce ne sono”. Se non altro per poterle percorrere anche noi, siciliani tutti, quelle strade. Ché forse siamo proprio sulla strada sbagliata…in attesa del ponte verso il Paese che non c’è.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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