di Luigi Asero

 

Il dibattito è sempre aperto: esiste la privacy ai tempi di internet? No. O forse sì. 

Intanto bisogna comprendere cosa intendiamo per privacy. Perché un conto è che qualcuno si appropri di nostre informazioni e le diffonda tramite la rete, un altro è che noi affidiamo alla rete informazioni riservate e poi ci stupiamo che qualcuno ne faccia uso illecito. Vero è che i social (Facebook, Instagram, Twitter, e via discorrendo) ci garantiscono una serie di opzioni progettate proprio per tutelare la nostra privacy, ma altrettanto vero è che affidare a una serie di algoritmi ciò che noi intendiamo come strettamente attinente alla nostra sfera personale, delle volte alla nostra intimità, è ben diverso.

Qui non facciamo un discorso di morale, di etica, forse nemmeno di “buona educazione”. Qui ci limitiamo a evidenziare alcuni aspetti, che dovrebbero ahimè esser chiari a tutti, e che invece sembrano sfuggire al ragionamento comune.

Poniamo che io sia iscritto a un qualsiasi social network (e come vivrei senza esserlo?) e che abbia una x cerchia di amici, amici di cui mi fido. Poniamo che in un momento della mia vita mi lasci andare a uno sfogo, o piuttosto pubblichi delle immagini strettamente personali. Ragionevolmente mi fido dei miei amici e so che non tradiranno la fiducia che ripongo in loro. Ma cosa accade se uno, uno solo, anche solo per errore condividesse con la sua cerchia (magari una cerchia senza restrizioni) di amici il mio “contenuto riservato”? Certo, avrà sbagliato. Ma da quel momento la mia privacy va a farsi benedire. Può accadere anche che sia io a sbagliare nella scelta delle famose opzioni sulla privacy. Di chi è la colpa?

Diverso il caso della persona cui un contenuto (come alcuni video personali o foto) vengano “affidati” virtualmente a degli amici e poi diffusi anche su specifici siti porno. Come il caso della povera Tiziana. Plateale è la violazione da parte di chi ha sbagliato, ben sapevano infatti, i cinque amici, che era un contenuto riservato. Ma è finita come sappiamo, la povera Tiziana ha cercato di sparire dalla faccia del pianeta fino a farlo nel vero senso.

Ora pensiamo come se internet non ci fosse. Proiettiamo internet nel mondo reale. Finora abbiamo sempre proiettato il mondo reale su internet.

Se a casa vostra voleste qualche momento di intimità con il vostro partner lascereste aperta la finestra? Se vi sentiste in uno stato di angoscia (per depressione o per problemi di qualsiasi natura) vi lascereste andare a uno sfogo senza freni con qualsiasi persona o peggio con il vicino notoriamente pettegolo?

Non c’è soluzione, la privacy è talmente privata che spetta solo a noi saperla difendere. E a noi capire quando va rispettata quella altrui. In fondo si chiama soltanto “vivere civile”.

“Esistiamo” non perché iscritti su qualche social, ma in quanto esseri viventi. Pensiamoci prima di condividere fotografie, video, scritti. La vita, fatta anche di condivisioni, è fatta innanzitutto di pensieri. “Cogito ergo sum”. Non è soltanto filosofia.

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Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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