“La nascita di Cristo Salvatore e l’accoglienza gioiosa del suo Vangelo di salvezza rinnovino i cuori dei credenti, portino pace nelle famiglie, consolazione ai sofferenti e aiutino gli abitanti dell’intero Paese a crescere nella reciproca fiducia per costruire insieme un futuro di speranza, più fraterno e solidale”.

Questo un passo del discorso augurale di Papa Benedetto XVI, come ogni anno pronunciato in 65 lingue e iniziando dall’italiano.  Un nuovo appello per la pace contro le guerre e le violenze che insanguinano il pianeta dalla Siria al Nord Africa, dall’intero Medio Oriente a Iraq e Afghanistan. Gesù “è stato inviato da Dio Padre per salvarci soprattutto dal male profondo, radicato nell’uomo e nella storia: quel male che è la separazione da Dio, l’orgoglio presuntuoso di fare da sé, di mettersi in concorrenza con Dio e sostituirsi a Lui, di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di essere il padrone della vita e della morte». Questo è «il grande male, il grande peccato, da cui noi uomini non possiamo salvarci se non affidandoci all’aiuto di Dio, se non gridando a Lui: “Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci!””.

Il pontefice scandisce bene le parole: “Solo il Dio che è amore e l’amore che è Dio poteva scegliere di salvarci attraverso questa via, che è certamente la più lunga, ma è quella che rispetta la verità Sua e nostra: la via della riconciliazione, del dialogo, della collaborazione”.

Ma non è solo alle guerre che si è rivolto il Santo Padre, ha parlato anche delle gravi calamità che hanno colpito la Terra durante il 2011 ormai giunto quasi in dirittura d’arrivo. Dal Corno d’Africa alle Filippine alla Thailandia.

Papa Benedetto XVI ha poi concluso con queste parole: “Cari fratelli e sorelle, rivolgiamo lo sguardo alla Grotta di Betlemme: il Bambino che contempliamo è la nostra salvezza! Lui ha portato al mondo un messaggio universale di riconciliazione e di pace. Apriamogli il nostro cuore, accogliamolo nella nostra vita. Ripetiamogli con fiducia e speranza: Veni ad salvandum nos!”

Luigi Asero

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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