“La viaggiatrice nel tempo” è una fiaba dei tempi nostri, una fiaba classica se vogliamo, ma che parte dalle ansie e dai problemi dei tempi moderni. Nostra perché si adatta a ognuno di noi.
“La viaggiatrice nel tempo” narra l’immaginario percorso formativo di una donna, impegnata nel lavoro, negli affetti, nella voglia di conquistare e vedere affermata la propria posizione nello scacchiere della Vita. Dove si ha sempre più bisogno di veder riconosciuto il proprio ruolo, la propria esistenza… dove più spesso forse si necessita del riconoscimento altrui per poter riconoscersi nel proprio personaggio, nella propria essenza…

Tutto ebbe inizio quel giorno, quel lontano giorno di poco più che trentacinque anni fa, trentasei per esser precisi. Tutto ebbe inizio da quell’impaurito vagito iniziale.
Sembrava volesse dire “dove sono, chi sono, perché sono qui?… non ricordo, pochi istanti fa ero comoda, non so dove, ricordo che sentivo delle voci… mi dicevano che sarei stata bellissima, che mi aspettavano con ansia, che sarei stata la loro gioia e il loro senso della vita. Ma cosa volevano dire? Cos’è la vita, che vuol dire senso?… no… però hanno detto anche altre cose, una voce gentile, penso si chiami <<mamma>> ultimamente diceva anche di far presto, che diventavo più pesante da sopportare, ma perché? Dov’ero che dovevi sentir il mio peso?”
Cos’è il tempo? È passato tanto tempo da quel vagito, non lo so. Ho capito con il tempo “cos’era il tempo”… e ancora a volte ne dimentico il significato.
Trascorro giorni in compagnia di persone gradevoli e penso siano pochi minuti, trascorro minuti a far cose che non tollero più e mi sembra un tempo infinito.

Iniziò così il suo vagare nel tempo. Il vagare di una viaggiatrice del tempo che assapora momenti stupendi della sua vita confondendoli nei meandri dei ricordi.
Ecco, il tempo potrebbe essere il ricordo. La tangibilità del nostro vissuto. Ma… no. Questo in sé non riesce a convincere la nostra bella viaggiatrice.
Il tempo che scorre, il tempo che si ferma, il tempo che gioca con noi e con i nostri ricordi, il tempo… il tempo che non ci dà tempo. Per pensare, per soffrire, per gioire, per vivere il nostro stesso tempo.

Strana cosa la definizione del tempo. Occupa ogni istante della nostra esistenza e non ci dà il tempo di esistere come vorremmo.
Il tempo passa, la nostra viaggiatrice cresce, aumenta il suo bagaglio di informazioni, di riflessioni, di pensieri, di vita, di vita vissuta e di vita da vivere, di vita subìta e di vita donata.

Sembra quasi che questa vita voglia sfuggire. E il gioco del tempo par darle ragione. Quanti desideri riposti in un cassetto, quanti sogni mai vissuti, quante esperienze mai raccontate. Ma forse la vita non sfugge, semplicemente gioca. Gioca per far trascorrere il nostro tempo.

Così la nostra viaggiatrice nel tempo inizia a far esperienze, a uscire dal guscio protettivo dove la Vita l’ha chiusa per conoscere e capire. Capire il mondo per capire sé stessa.
In un andirivieni temporale che delle volte la lascia sbigottita, altre stupita, altre gioiosa, altre ancora purtroppo triste e delusa.
Va avanti, si dice “the show must go on”, e così farà la nostra bella viaggiatrice. Adeguandosi a un gioco che non sente suo, ma al quale non può sottrarsi, come nessuno di noi potrà mai fare. Provar a capire il tempo è come viaggiare contemporaneamente su dimensioni parallele, dentro dimensioni parallele. Viaggiare nel tempo è iniziare un viaggio dentro di noi. Un viaggio che ha sempre un inizio e quasi mai una fine. Perché il vero Universo infinito è quello che risiede in ognuno di noi. Così la nostra viaggiatrice iniziò questo viaggio attraverso i parallelismi delle proprie dimensioni. Dimensioni della mente, del corpo, del desiderio, delle aspirazioni, della Vita..

La viaggiatrice riuscì finalmente a trovar la sua epoca e quando pensò che tutto quel viaggio, quel vagare in dimensioni a lei sconosciute fosse finito, iniziò la sua nuova dimensione.
Una dimensione mai provata prima: la dimensione del suo tempo… del suo vivere… del suo essere… della sua esistenza… il senso della sua Vita e delle sue peregrinazioni.
E la trovò nel suo principe, che poi proprio un principe non era, ma che ai suoi occhi rappresentò il suo vero Re.

Piano, impaurita… gli si avvicinò non potendo far a meno di vedere che anch’esso era timoroso.
Vivevano entrambi una nuova dimensione e staccandosi da quella sinora vissuta temevano forse di spezzare un incantesimo, ma la forza dell’Amore fu per essi più grande facendo loro decidere di recidere questo sottile filo del tempo che li avvolgeva.
Si guardarono per un istante poi… forse per romanticismo o forse per non voler vedere questo filo rompersi chiusero gli occhi in un lieve bacio che divenne pian piano sempre più intenso trasformando l’attimo in un eterno istante.

E da quell’istante vissero felici e contenti per tutti i loro tempi a venire.

 

Luigi Asero, un’idea di Cinzia Gueli…
25/07/2010 (www.luigiasero.com)

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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