di Luigi Asero

 

Ce ne siamo occupati di recente, ma i fatti di queste ultime ore ci impongono di tornare a occuparcene: la Sicilia brucia. Il caldo torrido, con temperature da 45° alle 11 del mattino (oggi a Catania) non fanno che alimentare le fiamme in una regione accaldata e caldamente abbandonata da chi, il mestiere istituzionale, proprio non sa farlo.

Perché, come già scritto pochi giorni addietro proprio fra queste pagine, di emergenza si può parlare solo per fatti imprevedibili. Mentre le fiamme in Sicilia, con il caldo torrido e con l’incuria di quanti dovrebbero tutelare il verde, sono un fatto prevedibilissimo. Eppure siamo di nuovo qui a parlarne, a riferirvi brevemente giusto qualche episodio delle ultime 48 ore.

Il lavoro eccezionale dei pochi, pochissimi, uomini fra Forestale, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e forze dell’ordine in generale ha riportato un po’ di quiete nel messinese già nella tarda serata di ieri, quando -grazie anche all’intervento dei Canadair e di elicotteri antincendio- è stata messa in sicurezza tutta l’area del messinese, la cui pineta è andata completamente distrutta. Non dimentichiamo però che si è dovuto procedere anche all’evacuazione precauzionale di alcuni plessi della cittadella universitaria. Sono però ancora attivi alcuni focolai e nella popolazione si è scatenato qualche momento di panico, ben giustificato dall’avanzare impetuoso di fiamme che apparivano “infernali”. Tanto da costringere alla chiusura forzata di alcuni tratti delle autostrade A18 e A20.

Non meglio la situazione a Enna dove è stata interrotta la circolazione sull’autostrada A19 e dove altri ettari di bosco sono andati distrutti. A Caltanissetta invece interrotta la linea ferroviaria tra le stazioni di Caltanissetta Xirbi ed Enna, la sede ferroviaria è stata infatti coinvolta da uno dei violenti incendi di sterpaglie e boschi attraversati dal binario unico che consente i collegamenti tra la Sicilia orientale e la Sicilia occidentale.

A rischio per un violento incendio, ormai sotto controllo, anche i vigneti (pregiati) di Castiglione di Sicilia. Le fiamme hanno distrutto ettari di bosco, uliveti e hanno lambito la città di Randazzo.

Non va meglio nemmeno a Palermo dove cinque ettari di macchia mediterranea e sterpaglie sono andate in fiamme nel territorio di Petralia Sottana e Soprana (Pa). Altro incendio in zona Torretta, a contrada Costa Vuturo, in questo caso per quanto i danni sarebbero meno ingenti ma le fiamme hanno interessato un’area pari a circa 40 ettari.

Potremmo continuare, ma la mera cronaca non aggiunge nulla al dramma in corso.

Ciò che infastidisce, che provoca rabbia è l’indifferenza delle Istituzioni. In Sicilia servirebbero più mezzi e più uomini nei Vigili del Fuoco (che fanno veri miracoli e che rischiano ogni santissimo giorno della loro vita), servirebbe una seria programmazione perché non si può lasciar andare in fumo il patrimonio naturale isolano, servirebbe qualche proclama in meno e un po’ di fatti in più.

(*Nella foto di copertina, tratta da Facebook, un'immagine emblematica delle drammatiche ore di Messina, 10 luglio)

 

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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