I Valori, l’argomento scelto questo mese per parlare un po’ con voi lettori ormai affezionati di “Catania È…”. Che sia un tema facile è tutto da discutere. La nostra è ormai un’epoca in cui tutti parlano di Valori perduti e da riconquistare come si parlasse di fare il pane con il grano tenero o con quello duro.

Il concetto stesso di “Valore” è andato perdendosi nel tempo e non certo, come spesso si dice, per colpa dei “giovani d’oggi”.

Semmai a questi giovani i Valori sono stati negati dal ritmo frenetico della vita che altri hanno scelto per loro. E sempre più frequenti sono i casi di giovani che a questo si ribellano. Perché quei Valori vorrebbero riscoprire, far propri, assurgere a possibile modello della propria vita. Dal senso di rispetto all’amore, dall’amicizia (troppo spesso però confusa con altro) all’amore per gli animali. Che nella loro semplicità, paradossalmente, quei valori li hanno ben scritti nel loro cuore sin dalla nascita e, sempre più spesso, ce ne danno dimostrazione. Basti ricordare ai video postati su Youtube in cui un gatto rimane accanto triste alla compagna morta investita, o al cane che sappiamo essere sempre fedele a chi riconosce amico, prima che – come scioccamente si pensa – padrone.

Valori ormai perduti, o comunque quasi in via d’estinzione sono la lealtà (troppo spesso messa a tacere in nome, per esempio, del volgare profitto), la fedeltà (concetto simile e insieme diverso, che ci fa pensare troppo spesso che l’unica lealtà che dobbiamo è a noi stessi). Lo stesso concetto di “libertà” è stato fuorviato, sempre più spesso si considera un limite il non poterla esercitare sempre e comunque, seppur a dispetto della libertà altrui. In pratica ognuno pensa che essere liberi voglia dire compiere ogni azione anche se limitativa dell’altrui capacità di agire. No, non è così. Siamo liberi entro il limite in cui la nostra libertà consente anche agli altri di esercitare la propria. Un tempo era considerato un Valore desiderare comunque l’altrui bene anche se a discapito del proprio bene. Certo è difficile ma è un grande esercizio di saggezza che impone la fine di ogni individualismo, vero male di questa società corrotta nell’economia, nella politica, nei rapporti sociali, nei sentimenti. È così che si arriva al “se non sei più mia non sarai di nessuno”. È così che viene meno il principale Valore: il rispetto della vita.

Un grande dono la vita, ma troppo spesso una grande croce per tanti individui che non riescono a vedere oltre il proprio piccolo “orticello”.

La caduta dei Valori coincide con l’affermazione di un pensiero che ci lascia quanto meno perplessi, quello sulla morale. Morale che se seguita significherebbe la nostra condanna in un mondo in cui vincono soltanto l’astuzia, la lotta, la violenza e l’inganno. Ma è veramente così?

O piuttosto non è proprio il mettere sotto i piedi la “morale” che consente l’affermazione di astuzia, lotta, violenza e inganno? La morale, contrariamente a chi vorrebbe che la si accantonasse per sempre, altro non è il nostro freno che impedisce alla normale e giusta evoluzione di deragliare verso un binario che porterebbe soltanto alla fine dell’umanità. La morale ci consente cioè di ponderare quanto una decisione, una linea di pensiero, siano eticamente (e praticamente) validi al fine di evolvere la specie in meglio. Il rischio che si corre accantonandola è quello di creare le basi per una involuzione della specie. E conseguentemente del  proprio “io”.

Si badi bene che quando si parla di etica e morale, di Valori come in queste righe, non si parla di religione. Le religioni hanno certo un ruolo molto forte nei temi etici, ma la morale in sé non è religione. Per intenderci con un esempio pratico: non occorre credere in una religione per capire che esercitare violenza è sbagliato moralmente e distrugge il valore del rispetto alla vita. Ma è chiaro che anche le religioni (tutte) in questi temi hanno un ruolo molto grande, se non altro per i “numeri” in termini di popolazioni rappresentate.

Il sociologo Francesco Alberoni, nelle sue riflessioni dal titolo proprio di “Valori” (ed. Rizzoli, 1993), scriveva: «L’individuo vuol durare e ha la possibilità di rinnovarsi. Questo è il futuro. Questa è la strada aperta davanti a noi, la nuova stagione della storia dell’umanità. L’era dell’individuo, l’era della risorgenza, del continuo rinnovamento».

Rinnovamento che non potremo vedere se questi Valori non li riscopriamo, tutti insieme, pian piano e senza paura.


Originariamente pubblicato sul numero di giugno 2012 del free press “Catania è”
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Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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