Governo e sindacati sul fronte opposto in Spagna, anche sull’adesione allo sciopero generale che secondo i sindacati avrebbe raggiunto l’85% delle adesioni, mentre per il governo spagnolo sarebbe molto bassa, pur non quantificandola in percentuale. In ogni caso secondo Cristina Diaz (direttore generale della politica interna) l’operatività nei posti di lavoro sarebbe molto elevata, tenuto conto dei consumi elettrici e del funzionamento di uffici pubblici, centri commerciali e sportelli bancari. Sarebbe, ma anche questa appare pura propaganda politica, comunque molto inferiore all’adesione che ebbe lo sciopero generale del settembre 2010 quando in carica c’era Zapatero.

Parecchi i disagi, un corteo ha attraversato le strade di Madrid, disagi in tutti gli aeroporti dove soltanto 246 voli hanno effettuato regolarmente le tratte assegnate, chiusa anche l’Alhambra di Granada.

Lo sciopero coincide con i cento giorni di governo di Mariano Rajoy, che domani presenta un nuovo pacchetto di misure per ridurre ulteriormente il rapporto deficit/PIL fino al 5,3%. Almeno nelle intenzioni.

I motivi dello sciopero sono molto simili a quelli che influiscono negli altri Paesi della UE: l’alto tasso di disoccupazione (23%) e la riforma del mercato del lavoro.

I sindacati spagnoli si oppongono alla riforma che, anche in Spagna, renderà più semplici e meno costosi i licenziamenti e permetterà alle aziende di tagliare unilateralmente i salari. Secondo il ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, il problema è se Spagna riuscirà a uscire dalla crisi.

Domani quindi il Governo spagnolo presenterà il nuovo bilancio preventivo, che prevede decine di miliardi di euro in misure per la riduzione del deficit, dopo un logorante tira e molla con Bruxelles.

Il ministero dell’Interno ha comunicato che 58 persone sono state fermate e nove sono rimaste ferite negli scontri durante la notte.

I tagli di spesa per 8,9 miliardi di euro e l’aumento delle tasse per 6,3 miliardi potrebbero non essere sufficienti, e diversi economisti valutano intorno ai 50 miliardi l’ammontare degli sforzi di bilancio necessari per l’anno in corso per raggiungere l’obiettivo 2012, tenuto conto di una crescita negativa dell’1,7%. Il popolo spagnolo non ci sta. La protesta prosegue.

Luigi Asero

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