Aveva 88 anni Enzo Sellerio, è morto oggi, stroncato da un infarto. La sua casa editrice è uno dei pilastri della cultura in Sicilia.

Nato nel 1924, padre italiano (Antonio), madre russa (Olga Andes), dopo essersi laureato in giurisprudenza nel 1944, diviene assistente di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Facoltà di Economia e Commercio di Palermo nel 1947. Nel frattempo scopre la fotografia e dopo una breve esperienza giornalistica e spronato dal suo amico Bruno Caruso partecipa, nel 1952, ad un concorso fotografico regionale dove vince il primo premio, 50.000 lire; nello stesso anno le sue fotografie vengono pubblicate sulla rivista Sicilia, un periodico quadrimestrale di livello europeo,  i suoi scatti furono poi pubblicati da una fra le più importanti riviste di Zurigo. Poco dopo si trasferì in America, ma rimase poco in quel continente, preferì poi tornare nella sua Palermo, definitivamente. La sua Sicilia lo aiuta a realizzare gli scatti che lo portano al successo.

Nel 1955 il primo reportage, “Borgo di Dio”, che è considerato uno dei capolavori della fotografia neorealista in Italia. Negli anni a seguire una serie di personali lo portano ben presto ai vertici della fotografia nazionale ed internazionale. Nel 1969, spinto da un’idea chiacchierando con Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta, fonda, assieme alla moglie Elvira Giorgianni, deceduta nel 2010, la “Sellerio Editore”, casa editrice che annovera tra le sue pubblicazioni i più grandi scrittori contemporanei

Documenta tanto, documenta tutto, documenta l’esperienza di Danilo Dolci, racconta attraverso le sue fotografie l’Etna e la sua Palermo. Celebri quei fotogrammi che ritraggono alcuni ragazzini della Kalsa giocare a formare un plotone di esecuzione fucilando per finta un loro coetaneo. O il vecchio curvo che porta il suo asinello a vedere la portaerei americana.Sellerio era anche critico nei confronti della sua Palermo e la sua critica ne delineava senza dubbio il suo amore.

Di Palermo raccontava: “Palermo è senza scheletro. Come faccia a camminare non lo so. In questo senso è un luogo miracolato. Se tornassi a fotografare, per divertimento farei un servizio sulla maledizione dei normanni. Guardi che cosa hanno combinato. A Monreale con due statue di bronzo alte quattro metri hanno rovinato il portico del duomo. La sala Duca di Montalto a Palazzo dei Normanni è un luogo che per come è stato restaurato sarà molto apprezzato dagli ortopedici perchè lì cadere è molto facile“.

Palermo, la sua Palermo, si appresta oggi a custodire per sempre le spoglie di un altro dei suoi uomini illustri.

Luigi Asero

 

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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