Fra mille polemiche si sono chiusi anche questi quattro quesiti referendari. Il quorum non raggiunto ha scatenato un vespaio tra i sostenitori del “sì” e i sostenitori del “no”. Ancora una volta però l’errore principale è stato quello di politicizzare il tutto.

Eppure stavolta le premesse per un confronto super-partes (al di là degli ideali politici, cioè) c’erano. Il “sì” raccoglieva consensi da destra a sinistra.

Ciò però non è bastato a chiudere il tutto. Ma quel che è peggio è come sia diventato un facile – assurdo – pretesto per piccole beghe interne, per facili regolamenti di conti di chi è – evidentemente – a corto di idee brillanti, ma in cerca di un piccolo “momento di gloria”.

Capita così che un uomo, che si trova nella forse scomoda posizione di leader di una forza politica rilevante, Gianfranco Fini, venga rimproverato d’aver invitato i cittadini a esercitare il proprio diritto-dovere di partecipare alla vita – naturalmente associativa – dello Stato. E colpa ancor più grave che gli viene attribuita è certo quella d’essersi schierato tre volte per il “sì”.

Vorrei, a tal proposito, fare alcune osservazioni.

  • 1° – Il diritto alla vita, alla ricerca scientifica, non possono assolutamente – per nessun motivo – essere ostaggi e preda degli schieramenti politici. Bene quindi ha fatto Gianfranco Fini a tirarsene fuori ed a scegliere (secondo i dettami della sua personale coscienza) come votare. Ha dimostrato anche in questa occasione di essere un leader.
  • 2° – L’art. 75 della Costituzione (Legge fondamentale della Repubblica Italiana) cita testualmente: “…Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei Deputati”. Bene ha fatto l’on. Gianfranco Fini a ricordare ai cittadini di recarsi alle urne, senza ascoltare cosa ne pensava il suo schieramento. Ancora una volta dimostrando d’essere un leader.
  • 3° – L’on. Gianfranco Fini prima d’essere un leader, prima ancora d’essere un onorevole, prima ancora d’essere vice presidente del Consiglio, è – e rimarrà – cittadino italiano. Quindi, secondo la Costituzione, è una persona libera. Perché uno schieramento doveva limitare la sua capacità decisionale? Se così fosse accaduto allora non sarebbe stato un vero leader.

Quindi, caro sig. Ministro, on. Alemanno, se si sente oscurato dalla ormai “trista”* opera del Governo di cui è esponente, La prego: non cerchi irragionevoli pretesti. L’on. Fini ha agito secondo coscienza, ed era l’unica scelta possibile trattando della vita umana, della salute delle donne come degli embrioni.

Il paradosso di questo post stà in tre cose:

  1. io appartengo a un’area politica diametralmente opposta a quella dell’on. Fini;
  2. io sono cattolico e se avessi dovuto seguire i dettami della Chiesa non sarei qui a scrivere;
  3. infine, per ragioni strettamente personali non sono andato a votare, risultando così nella lunga schiera degli astensionisti.

Per coscienza personale ritengo però, in ogni caso, ingiusto il trattamento riservato all’on. Fini ed è giusto che le cose siano dette “così come sono”…

Con buona pace di tutti…

Luigi

*tristo = privo di forza, di vigore (Vedi vocabolario di Virgilio, curato da www.sapere.it)

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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