No, non è la classica domanda filosofica. Non cerco di capire chi sono, io – più o meno – lo so già chi sono. Diciamo che voglio raccontarvi qualcosa di me, tanto per capire chi è “stellacometa”.

Dunque stellacometa è inizialmente soltanto un nick della famosa chat di C6. Il nome non era (come si potrebbe supporre) studiato, anzi… Diciamo che cercavo solo di creare un’identità ma tutti i nick che sceglievo risultavano già presenti, era l’antivigilia di Natale e non sapendo più che prove fare (volevo comunque un nick che colpisse) decisi per stellacometa201 (che stava a indicare il 2001). È un nick che comunque mi ha procurato belle amicizie, e non pochi fastidi. Infatti, malgrado la creazione di un accurato e chiaro profilo, mi ritrovo spesso “assediato” da maniaci di vario genere che si fanno ingannare dal nick e lo associano a una donna… Le domande che escono fuori sono delle più varie. Se sono lsb, se sono bsx, se voglio (ehm… censura!) 🙂

Insomma la prima cosa che penso è: ma come fanno le ragazze/donne a sopportare questi idioti? Ma lasciamo perdere, non è questo l’argomento di questo post.

Allora, chi c’è dietro “stellacometa”? Stellacometa nella realtà ha un nome, Luigi; un’età, 35 anni; una professione, commerciante (o pseudo-tale); tanti sogni nel cassetto; tante aspirazioni.

Un sogno che per sempre ho dovuto abbandonare è quello del vero lavoro che avrei desiderato svolgere: chirurgia d’urgenza. Ho scoperto troppo tardi questa passione. Sapevo che mi piaceva, che mi attirava aiutare le persone, sapevo che nel mio modo di essere do sempre il massimo, ma il meglio di me esce fuori nell’emergenza (di qualunque natura essa sia). Ma non avevo capito qual’era la mia aspirazione. L’ho scoperto dopo anni si volontariato in ambulanza, soccorrendo malcapitati e provando un’indicibile sensazione ogni volta che un caso veramente grave giungeva in ospedale sicuramente migliorato (per ben tre volte è capitato al sottoscritto di rianimare un soggetto). E varie altre volte si è provveduto a una buona stabilizzazione del paziente. Ora capisco che l’argomento possa non interessare ma per il sottoscritto, quegli undici anni di esperienza hanno rappresentato veramente tanto. Nel settembre dello scorso anno, a causa degli impegni lavorativi non opero più nel settore pur mantenendo vivo il ricordo delle Misericordie d’Italia, cui riconosco di dover tanto…

Il mio lavoro quindi, sin dal 1994 è rappresentato da un piccolo negozio che con grandi sacrifici e pochissimi capitali (300 mila lire!!! So che non mi crederà nessuno) ho aperto e fatto progredire. Mi occupo di informatica e assistenza tecnica su personal computer. Insomma un modo come un altro per lavorare in maniera onesta senza dover sottostare ad alcuno.

Questo perché purtroppo ho un testardissimo carattere da ariete (non credo all’oroscopo ma riconosco grandi similitudini nella descrizione dei segni), fortunatamente mitigato da un ascendente in vergine… fate voi!

Il mio carattere è quello di una persona sempre pronta ad ascoltare gli altri, sempre pronto a dare una mano, irrecuperabilmente fiducioso in un amore che finora non ho saputo trovare, irrecuperabilmente pronto a dispensare  consigli e opinioni senza voler mai apparire come “il saputello di turno”. Con i miei – fortunatamente rari – scatti di nervi. Uno che non ha mai amato il calcio, né lo sport in generale. Uno che non sopporta i pettegolezzi perché preferisce parlare di temi più importanti, naturalmente se gli altri ne sono interessati.

Purtroppo, e lo sottolineo, sono cresciuto da solo. Figlio unico di due genitori visibilmente ammalati, che però hanno fatto di tutto per non farmi mancar nulla, proporzionalmente alle ristrettezze economiche da sempre attraversate. Ma certo non mi hanno fatto mancar l’affetto né l’educazione. E malgrado le classiche polemiche genitori-figli di questo loro atteggiamento comunque non smetterò mai di ringraziarli, anche se a modo mio. La condizione di unicità era poi, da piccolo, accentuata dal vivere in una zona periferica della mia Catania dove soltanto negli ultimi 15 anni si è costruito. Insomma la mia infanzia l’ho dovuta vivere da solo, senza neanche compagni di giochi (troppo distanti da casa mia) nel triste pensiero di una forma di violenza subìta al primo anno delle elementari in un corridoio da un ragazzino ben più grande delle medie. E sempre taciuta, sin da piccolo, per non procurare un dispiacere ai miei ammalati genitori. Avevo 7 anni, non è stata veramente grave… ma credetemi che fa male lo stesso! E finora soltanto due persone hanno saputo di questo brutto episodio della mia vita. Perché lo racconti ora non saprei neanche dirlo. Forse perché in fondo io ho sempre ascoltato gli altri, ma rarissimamente ho trovato persone disposte ad ascoltare me, come se debba necessariamente essere d’acciaio inox. Forse è colpa di quella corazza di sorrisi e durezza che mi sono costruito addosso. Ma quante volte avrei bisogno di qualcuno che ci fosse per me…

Comunque è un post, non una commiserazione. Torniamo a noi. L’amore. È il vero grande sogno della mia vita. Nel lavoro sono decisamente ambizioso, come un minimo in politica (ma solo per ideali, e quindi – vista la situazione – non se ne fa nulla!!!). Ma se dovessero chiedermi di scegliere tra amore e lavoro allora non esiterei. Preferisco l’amore. Ma non l’amore-sesso. No. Quello che coinvolge tutti i sensi, ogni pensiero, che costituisce una ragione di vita. Quello che ho sempre cercato, che spesso – come  a tutti in fondo – mi ha dato solo delusioni. Di come io veda l’amore ne ho parlato già nel post precedente, ma in realtà è indefinibile. È qualcosa che deve nascere con una premessa “per sempre”, e che deve mantenerla. Non mi piace che le coppie al secondo problema che nasce invece di affrontarlo vanno dall’avvocato. Io sono dell’idea, forse perché così sono cresciuto, che i problemi non si fuggono, si affrontano. Il mio unico desiderio è una compagna che sia una grande amica, che se devo confidarmi devo farlo con lei e non con altri, che lei faccia altrettanto. Che non si ragioni in funzione di “io” ma in funzione di “noi”… che se nasce un problema fra noi non si confidi con l’amico/a ma se ne discuta insieme. Non per stabilire chi ha ragione e chi torto, ma per arrivare a un compromesso che soddisfi entrambi.

Proseguirei questo post se non fosse che poi non lo leggerà nessuno, anzi ringrazio te che se leggi questa frase vuol dire che hai avuto il coraggio di reggere fin qui questa “pappardella”…

Buonanotte

luigi

[origine]

Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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