di Luigi Asero

 

Un destino infausto quello della famiglia di Meredith Kercher, la giovanissima inglese 21 enne che l’uno novembre del 2007 fu uccisa nella casa di via della Pergola a Perugia. In Italia con il programma Erasmus, Meredith viveva nella casa da poco più di un mese con le sue coinquiline. Accoltellata alla gola e coperta con un piumone, alla ragazza venivano rubate – quasi a indicare un omicidio conseguente a un furto di carte di credito, telefoni cellulari e 300 euro dalla borsetta. La porta della camera da letto dove si è consumato il delitto, chiusa a chiave, verrà aperta solo il giorno successivo. Inizia così la lunga e tragica storia del delitto di Perugia, caso di cronaca nera che ha sconvolto la cittadina umbra e l’Italia intera e che ancora rimane irrisolto. Questa la cronologia degli eventi fino al termine del processo che ha visto assolvere i principali accusati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox.

Adesso, lo scorso 1 febbraio, è morto John Kercher, 77 anni, padre di Meredith (insieme in una vecchia foto). John lo scorso 13 gennaio alle 19.30 è stato ritrovato vicino casa con un braccio e una gamba rotti e soprattutto senza memoria di quanto accaduto, a Windmill Road nella zona di Croydon, nel sud di Londra. Inspiegabile il motivo dei traumi riportati che lo hanno adesso condotto alla morte e la Polizia vuol vederci chiaro perché ritiene “inspiegabile” la sua morte. Anzi il sergente Steve Andrews, afferma di non poter ricostruire i fatti malgrado l’analisi di alcune telecamere di videosorveglianza in zona e l’ascolto di alcuni testimoni pertanto fa appello a chiunque abbia visto o sentito qualcosa quel 13 gennaio perché si metta in contatto con la Polizia anche in forma anonima. Sulla salma è stata ordinata un’autopsia che secondo la Polizia dovrà essere “molto approfondita”, anche perché le fratture riportate e la perdita di memoria non sarebbero “compatibili” con una caduta nel luogo del ritrovamento.

FONTE

Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

Ti potrebbe piacere:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.