Non è ancora neanche Beato, non sappiamo se diventerà Santo. In fondo poco importa, nessuno si è posto questo problema per tanti altri andati incontro al martirio consapevoli di farlo solo ed esclusivamente per adempiere al proprio dovere. Ma fra i cristiani qualcuno potrebbe mai mettere in dubbio l’esistenza, il vissuto e l’essere Figlio di Dio di Gesù Cristo? No. Eppure al mondo c’è chi lo ritiene “invenzione”. Così è plausibile che dei Giusti possano non essere riconosciuti come Santi. E forse accade anche per persone che da Santi si comportano pur aderendo (magari solo per ragioni geografiche) a un differente Credo religioso. Penso per esempio a Gandhi.
Ecco, in questo giorno che sancisce la fine ufficiale dell’estate e che ci apre le porte all’autunno, 30 anni fa, ad Agrigento un Giusto veniva ucciso. Era un giudice. Uno di quelli che per giudicare prima pensava alla coscienza e al dover essere Credibile. Uno che di fronte ai tantissimi morti ammazzati di mafia invece di pensare “uno in meno e apriamo un fascicolo”, apriva il fascicolo e pregava per la loro anima mentre sul selciato attendevano che la Scientifica finisse i suoi doveri.
Aveva appena 38 anni e in una terra di mafia come è la nostra Sicilia (potete storcere il naso ma oltre a tante cose bellissime la Sicilia è anche terra di mafia), un Giusto nacque 38 anni prima a Canicattì, nella stessa provincia agrigentina che il 21 settembre 1990 lo vide cadere sotto i colpi di spietati killer.
Un Giusto per la cui morte paga anche un incolpevole testimone, un rappresentante del Nord Italia, di Lecco, che testimoniò subito e al quale la vita da quel giorno è cambiata. Ma che sa di aver fatto la cosa giusta consentendo la rapida cattura dei killer e la definizione di quel brutale omicidio di mafia. E questo gli dà la serenità, ogni giorno. Un nordico, in terra che tutti dicono essere invisa ai “nordici” e che invece lui ha aiutato per ciò che poteva fare: aiutare a far luce su un orribile delitto. E per me questo è il primo Miracolo intorno alla figura di quel Giudice Ragazzino, di appena 38 anni. Che la mafia, anzi la Stidda agrigentina, voleva mettere a tacere e che invece, 30 anni dopo, ancora ci parla e ci spiega. Innanzitutto che bisogna essere credibili agli occhi di Dio.
Quindi no, non commemoro. Ricordo con gratitudine a #RosarioLivatino questi primi 30 anni in Santità. In compagnia di altri Giusti come Paolo e Giovanni e migliaia di altri…

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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