Maria Rita Gismondo è preoccupata e non lo nasconde. Lei che per sua stessa ammissione aveva detto che “si tratta di una semplice influenza”. Mostra tutta la sua preoccupazione la direttrice del Laboratorio di Microbiologia Clinica Virologia e Diagnostica delle Bio-Emergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Ricorda i principali passaggi nell’intervista telefonica di Paola Olgiati per l’agenzia di stampa Adnkronos. Tutto iniziò col 38 enne Mattia all’ospedale di Codogno, era il 21 febbraio, è passato un mese “sembra un anno”, dice la professoressa Gismondo. Descrive una guerra di camici in trincea contro un nemico invisibile che non fa distinguere più i giorni né la differenza fra giorno e notte chiusi nelle corsie, nelle terapie intensive, nelle rianimazioni. Stretti fra mascherine e dispositivi di protezione. Descrive quel che per lei stessa, esperta, è “un mondo che non conoscevamo”.

E ammette “Noi in realtà siamo preoccupati come tutti gli altri. Quello che prima non ci preoccupava e che io e altri virologi – come del resto l’Organizzazione mondiale della sanità – dicevamo sarebbe stato poco più grave di un’influenza. Adesso invece davanti ai numeri della Lombardia, siamo abbastanza attoniti e vogliamo capire di più“.

Che poi avverte, il Coronavirus (Covid-19 o meglio Sars-CoV-2) “potrebbe essere mutato” convergendo con il timore espresso dalla virologa Ilaria Capua, infatti afferma la Gismondo “In Lombardia c’è qualcosa che non comprendiamo. Si sono superati i morti della Cina in un’area infinitesimamente più piccola e in un tempo minore“. Che poi continua “sta succedendo qualcosa di strano […] c’è un’aggressività (del virus, NdA) che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide ma una è che il virus sia forse mutato”, in peggio.

Per questo, afferma ancora la professoressa Gismondo “lancio un appello alla comunità scientifica: uniamoci per capire – esorta la virologa – Se tutti ci mettiamo insieme e ne studiamo un pezzetto, probabilmente riusciremo a comprendere“.

Parole non rassicuranti, ma al momento le più giuste forse. Siamo di fronte a un nemico ancora sconosciuto che si evolve forse più rapidamente di noi.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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