Il ‘Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da Sars-CoV-2 nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia‘, redatto dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e dall’Istituto superiore di sanità, in riferimento all'”attività di salvamento in mare svolta dal ‘bagnino’ o comunque di primo soccorso nei confronti dell’utenza” propone:

In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida” degli organismi scientifici competenti. In particolare, si citano l’Italian Resuscitation Council (Irc) e l’European Resuscitation Council (Erc).

Il documento di cui parlo qui è visibile sul portale salute.gov.it (a questo link), per comodità dei miei (pochissimi) lettori riporto il link al formato pdf, avvisando subito che il passaggio evidenziato si potrà leggere a pagina 17.

Una notizia che lascia esterrefatti tutti i lettori e anche alcuni esperti internazionali. A titolo di esempio cito una notizia Adnkronos appena lanciata, il virologo Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory University di Atlanta commenta così: “Respirazione bocca a bocca ‘vietata’ se qualcuno sta annegando? “Assurdo”. (Qui il link al lancio di agenzia)

Pare superfluo, ma non lo è, sottolineare come il rapporto Inail sia stato redatto da un pool di esperti per conto dell’Istituto e che pertanto è ricco di dati (forse anche poco utili a bagnanti e gestori di lidi balneari) ma è chiaro come trattando di argomenti delicati inerenti la salute pubblica è meglio abbondare invece di apparire superficiali.

Proprio per questo però appare allo scrivente quantomeno anomalo come nessuno degli esperti abbia considerato, nello stilare il documento citato o anche nel criticarne successivamente la stesura, che la soluzione esiste. Si tratta di una soluzione che esiste da decenni. Infatti la respirazione “bocca a bocca” è una procedura difficile per lo stesso soccorritore (e pericolosa perché non si sa mai -o quasi- chi si sta soccorrendo e di quali patologie potrebbe soffrire). Si tratta di una soluzione che qualsiasi Volontario del Soccorso conosce perfettamente e spesso anzi adopera in ambulanza. Per questo forse la ricordo anche io dopo i bellissimi 11 anni trascorsi in Associazione. Peraltro è una procedura di basso costo e alta efficacia: il “pallone Ambu“.

Cos’è il pallone Ambu? Non faccio nemmeno fatica a elaborare frasi e cito testualmente il sito web tecnico-scientifico medicinaonline:

Il pallone AMBU (acronimo di “Auxiliary Manual Breathing Unit”) è uno strumento usato dai soccorritori per il supporto dell’attività respiratoria (ventilazione artificiale) e come manovra nella rianimazione nei pazienti che necessitano di ossigenoterapia. Con “ossigenoterapia” si intende la somministrazione di ossigeno al paziente a scopo terapeutico, come parte integrante di una terapia attuata in caso di insufficienza respiratoria cronica (come nella broncopneumopatia cronico ostruttiva, nella bronchite cronica, nell’asma e in alcuni tumori) e acuta (come nelle emergenze, nei traumi, nello shock). L’ossigenoterapia si rende quindi necessaria in tutte quelle situazioni che comportano una riduzione dei livelli di ossigeno (PaO2) nel sangue.
Il pallone AMBU è obbligatorio per legge nella dotazione delle cassette di pronto soccorso di alcune strutture. Alcuni palloni AMBU sono monouso mentre altri tipi sono sterilizzabili e possono essere riusati. I palloni AMBU hanno una data di scadenza e, prima di essere usati, devono essere rapidamente controllati per verificarne la corretta integrità (una lacerazione potrebbe rendere poco efficace il suo uso).

Perché si chiama “AMBU”?
Il nome tecnico del pallone AMBU è “pallone autoespandibile” e prende il nome “AMBU” dal nome dell’azienda che per prima lo ha creato nel 1956.

Per altri approfondimenti seguite pure questo link.

 

Bisogna precisare che il “pallone Ambu” non per forza deve essere collegato a un erogatore di ossigeno perché per le semplici insufflazioni (manovra respiratoria equivalente alla respirazione bocca a bocca) non necessitano altro se non la sua stessa auto-espandibilità. E parliamo di salvare vite, non di Baywatch.

Non intendo con quanto scritto sinora aizzare alcuna polemica, quanto piuttosto fornire una soluzione semplice che forse, per motivi vari e non certo facilmente ricostruibili, è sfuggita alla maggior parte delle persone. Inail quindi bene farebbe a integrare il suo Documento con questa semplice “prescrizione”. L’utilizzo, per chi ha dimestichezza di primo soccorso, non è per nulla difficile (come dimostrerà il video di “Nurse24”, sito dedicato agli Infermieri Professionali che posto in fondo all’articolo.

I costi infine. Per quanto potrebbe apparire un nuovo costo il pallone Ambu si può considerare un utile investimento. Innanzitutto perché tutela il soccorritore non soltanto contro il Covid-19 ma contro ogni possibile infezione della persona infortunata (e se ne sarebbe dovuto istituire l’obbligo già da tempo nelle strutture balneari) in più bisogna considerare che si tratta di un presidio disinfettabile e riutilizzabile la cui sola mascherina (che va a contatto con il paziente) è consigliabile sostituire frequentemente. Il costo medio è facilmente reperibile sul web o nei negozi di articoli medicali.

Cosa aggiungere? Forse che lo Stato (ma è battaglia persa) deve imparare a usare la praticità per battere la sua stessa burocrazia. Altrimenti una soluzione a “portata di naso”, è il caso di dirlo, non può non suggerirla.

Spero sia utile a tutti questo suggerimento, almeno eviteremo una follia in spiaggia, quella di scegliere tra la possibilità remota di contagio (e morte) del bagnino o la quasi certa del malcapitato per assenza di respirazione.

Alla prossima

 

VIDEO NURSE24: USARE PALLONE AMBU

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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