È un messaggio di morte questo. Penso a una giovane mamma, di cui non conosceremo mai il nome o la storia o la provenienza. Ed è la breve storia del suo figlioletto di cui alla pari non sapremo nulla. Nato da lei che per lui ha provato ad affrontare un pericoloso viaggio, forse per dargli un futuro migliore.
Ignara che qui, se fosse arrivata viva forse sarebbe finita ai margini di una strada a contrattare prezzi e “prestazioni”. Disposta a tutto per quel bambino che -da Lei- mai si è sentito abbandonato. Chissà dal resto del mondo, chissà che idea poteva avere del resto del mondo…
Chissà cosa poteva saperne di scafisti e di cattivi. Lui abbracciato alle calde braccia della sua dolce mamma, anche lì, 60 metri in fondo al mare. Dal 7 ottobre. Da quel giorno in cui lei sperava di toccare terra. Invece ha toccato scogli. Profondi.
Con chissà quale paura, con chissà quale coraggio per riuscire a tenerlo stretto a sé anche durante l’affondamento. Con sé nel gelido rigor mortis.
No. Non capiremo che per evitare tutto ciò non serve aprire i porti, ma piuttosto aprire i cuori e diventare meno avari. Questa gente fugge dalle sue terre perché noi indirettamente finanziamo chi va a depredarli. Perché manteniamo il nostro benessere grazie ai loro beni. Perché il Potere esige che certi Stati funzionino in un certo modo piuttosto che in un altro e per farlo poco importa che si imponga con mercenari o terroristi. Noi facciamo raccolte fondi e ci laviamo la coscienza.
Nulla so di questa Donna e di questo bimbo. Neanche il loro Credo. Ma che sia Dio o piuttosto Allah spero che oggi, Ovunque siano, riescano a sorridere in un mondo diverso. Altrove. Lassù.
A me, pur convinto che bisogna bloccare le partenze resta una gran tristezza nel cuore. E idealmente abbraccio Lei col suo piccolo.
Vi abbiamo rubato tutto, non siamo riusciti a rubarti l’Amore incondizionato. Prego il mio Dio per Voi.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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