di Luigi Asero

 

L’articolo di Andrea Galli, per il Corriere della Sera, è preciso e puntuale. E la storia fa rabbrividire se non fossimo in Italia e ci fossimo già “abituati” (o meglio rassegnati) a queste storie di inGiustizia. Siamo sempre in zona stazione Centrale, dove uno yemenita pochi giorni fa ha cercato di uccidere un militare di pattuglia con una coltellata alla gola (yemenita segnalato per terrorismo internazionale ma finora non censito in Italia, poi immobilizzato e catturato anche grazie all’aiuto di Samba Diagne, un 52enne senegalese regolare che lo ha colto di sorpresa e fatto cadere in terra).

Siamo nella zona del degrado quasi incontrollabile malgrado lo sforzo incessante di tutte le forze dell’ordine in campo (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale e vigilanza privata). Eppure un 33 enne di origini nigeriane, già noto alle forze dell’ordine come soggetto pericoloso, venerdì sera poco dopo le 21 ha cercato di uccidere l’ex convivente sempre nigeriana incinta ferendola seriamente al collo con il vetro di una bottiglia appositamente spaccata. La donna è stata soccorsa in tempo e fortunatamente non ha riportato gravi conseguenze né lei né il feto che porta in grembo.

Si dirà che accade spesso. Però il tentato omicida proprio venerdì mattina era stato scarcerato dopo che appena due giorni prima i Carabinieri lo avevano arrestato per aver tentato di uccidere un clochard spaccandogli in testa una bottiglia in piazza Duca d’Aosta, vicino quindi al luogo del secondo crimine.

Mentre scriviamo forse qualcosa accade in zona Stazione Centrale a Milano, o in altre zone incontrollate sul territorio italiano. Non lo sappiamo, spesso neanche saltano più agli “onori della cronaca” questi gravi fatti. Forse nella rassegnazione dell’impotenza troppi sono impegnati ad associare nomi e poltrone.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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