di Luigi Asero

Il premier Paolo Gentiloni è stato in visita ieri 15 febbraio a Catania. Se non fosse stato per la presenza massiccia, ma discreta, delle forze dell’ordine a presidiare i “punti critici” nelle zone centrali, presso l’aeroporto e a Librino, quasi nessun catanese sembra essersi accorto del suo passaggio. Neanche buona parte della stampa locale impegnata in ben altre faccende a quanto pare.

Eppure parliamo, piaccia o meno, pur sempre del presidente del consiglio italiano, candidato in Sicilia per il suo Pd. Ormai un “classico” il percorso per l’autorità di turno: immancabile visita agli stabilimenti St, poi i nuovi “orti urbani” di Librino e infine a Palazzo degli Elefanti, ospite del sindaco Enzo Bianco che lo ha accolto ovviamente sin dal suo arrivo in aeroporto.

Gli annunci, anch’essi immancabili: progetti che serviranno alla città nell’immediato, ma anche progetti per cambiarne totalmente il volto nei prossimi anni. Oltre 2 miliardi e cinquecento milioni di euro i progetti spiegati dal sindaco Enzo Bianco.

Il premier Gentiloni rivendica che “in questi anni per il Mezzogiorno abbiamo fatto più di ciò che è stato fatto nell’ultimo ventennio” ma non manca neanche di agitare lo spettro della distruzione totale, infatti secondo il premier/candidato Gentiloni “se non vince il Pd, c’e’ il pericolo dell’avanzare del nazionalismo, dell’odio e della violenza legate al colore della pelle. Non possiamo diventare un Paese chiuso verso l’esterno o addirittura imporre dazi, come ho sentito dire“.

Un po’ “di lato” parla anche di uno dei problemi atavici del Sud, parlando non direttamente della disoccupazione ma promettendo che le future decisioni dovranno “avere l’ossessione per le ricadute sul mercato del lavoro, soprattutto per il lavoro dei giovani. Non abbiamo fatto nemmeno il minimo di quello che e’ necessario fare“. Qui cadendo in contraddizione con la storia del far più dell’ultimo ventennio.

Una Catania infreddolita ha preferito, probabilmente immaginando le solite parole più e più volte sentite, rimanere al calduccio nei propri uffici, negozi (quelli rimasti) e nelle proprie abitazioni. Con uno sguardo al mare e all’Etna che le promesse invece, bontà loro, non le han mai fatte e -malgrado tutto- le hanno sempre puntualmente rispettate.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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