di Luigi Asero

 

Che la farsa della legge elettorale in votazione al Parlamento saltasse era forse imprevedibile (?), nemmeno tanto però se teniamo conto di quanto scritto appena due giorni addietro proprio su queste pagine.

Certo, non ipotizzavamo in quello scritto quanto accaduto appena ieri con il balletto delle responsabilità fra Pd e Movimento Cinque Stelle, ma che non ci sia più una briciola di fiducia in questa classe politica era chiaro sin dal titolo. E come potrete comprendere, lor signori non fanno nulla per smentirci, né per smentirsi.

Qui non si tratta di discutere del sesso degli angeli o di come abbigliarsi al prossimo carnevale, ma di decidere dei destini del Paese. Paese che vede il futuro sempre più nero e non riesce più a intravedere non la luce in fondo al tunnel evocata in passato da più parti, ma nemmeno il fioco bagliore di un lumino cimiteriale. Abbandonato a sé stesso da una manica di personaggi che sono distanti anni luce dalla realtà del popolo. Non più soltanto delle classi meno abbienti, ma anche di quella ormai ex borghesia che stenta sempre più a credere in un futuro per i propri figli.

Ecco. La segreteria del Pd ieri ha pensato di chiudere la “questione” legge elettorale con un secco: “l’accordo è saltato, facciamo le amministrative e poi sulla nuova legge elettorale si vedrà“.
Eppure la cronaca di questo 8 giugno nero della democrazia la fa bene il quotidiano Repubblica:

Tutto è iniziato intorno alle 11, al primo voto segreto della mattina in aula alla Camera, sulla nuova legge elettorale. È stato un emendamento minore di Forza Italia, presentato dalla bolzanina Biancofiore – riguardava l’applicazione della riforma anche nei collegi elettorali del Trentino Alto Adige, i relatori avevano espresso parere contrario, e quindi si attendeva un no compatto – a mandare il patto della ‘maggioranza’ a spasso: a sorpresa i favorevoli sono stati 270, i contrari 256 e gli astenuti 1. Momenti di confusione, caccia ai malpancisti, accuse rinfacciate. Con in più il problema tecnico sul tabellone dei risultati, che ha reso “palese”, visibile a tutti, la suddivisione dei voti con cui la maggioranza è andata sotto e che doveva essere segreta. Imbarazzi, scuse, proteste. La presidente Boldrini parla di “disguido tecnico”, i grillini che dai loro banchi urlano: “Libertà, libertà”.

Il tabellone per un attimo ha mostrato con chiarezza chi del cosiddetto “patto a 4” aveva “tradito”. Sull’immagine che fotografa per sbaglio il sì e il no dei diversi partiti sull’emendamento Biancofiore, si vedono, tra l’altro, praterie di voti verdi nei banchi grillini, all’opposto dei voti rossi espressi dai dem. Dunque i grillini diventano gli accusati numero uno, ma mancano anche 59 voti dai banchi di Pd, Fi, Lega e Svp. Inevitabile che intorno alle 11,30 in aula scoppi la bagarre.

Roberto Fico, in Transatlantico, ribalta la storia ma non chiude le porte: “L’emendamento applicava l’impianto della legge al Trentino Alto Adige, uniformandolo a tutte le altre regioni italiane. Se il Pd fa cadere il discorso della legge elettorale per questo emendamento, non solo è irresponsabile, ma trama qualcosa che non conosciamo…“, così il capogruppo pentastellato. E argomenta: “Sembrava un emendamento normalissimo,  la maggioranza aveva tutti i numeri per bocciarlo.

Cosa è successo veramente? Cosa nasconde questa finta “incapacità” di mantenere gli accordi? Perché quel che sembrava deciso e che avrebbe portato alle elezioni anticipate si è così bruscamente interrotto ad appena due giorni dal duro monito di Giorgio NapolitanoIl voto anticipato mette in gioco credibilità del paese“? Quali e quanti interessi giocano sulle spalle degli italiani?

La maggioranza è ormai tenuta insieme dalla colla vinilica, il Paese sprofonda, l’Iva passerà al 25% (e non è l’unica misura pronta a distruggere la nostra Patria) ma loro… “sbagliano”. Qualcosa non torna. La legge elettorale è morta, l’Italia -appunto- nemmeno si sente tanto bene.

Il rischio che il prossimo sistema elettorale si chiami “colonnellum” è altissimo. Ora tocca capire chi vuol arrivarci…

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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