di Luigi Asero

Lo scontro tra il governo e le sue riforme costituzionali da un lato e i sostenitori del “no” si arricchisce di una nuova puntata: il ministro Maria Elena Boschi infatti, parlando durante la trasmissione “In mezz’ora” si rivolge all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) sottolineando una differenza tra partigiani. I veri sarebbero quelli che dovrebbero votare sì, per conseguenza chi si schiera per il no sarebbe un falso partigiano. Potremmo parlare di mossa a sorpresa, di arroganza travestita da ignoranza, o forse di ignoranza travestita d’arroganza.

Tanto è bastato per accendere una nuova miccia contro il governo con proteste che sfiorano ormai buona parte della società civile.

E l’affondo più forte contro il governo viene proprio dall’ex segretario pd Pier Luigi Bersani che arriva ad affermare sulla sua pagina ufficiale Facebook:

Come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere? Siamo forse già arrivati a un governo che fa la supervisione dell’Anpi? È evidente che siamo a una gestione politica sconsiderata e avventurista. In nome di una mezza riforma del senato si rischia di creare una frattura insanabile nel mondo democratico e costituzionale. Ieri Renzi è stato alla Brembo. Spero si sia fatto dare un freno di quelli buoni. E che lo usi subito.

Lo scontro tra renziani e non si allarga subito a macchia d’olio. Non passano pochi minuti che il senatore Pd, il renziano Andrea Marcucci replica a Bersani: “Ci sono anche partigiani che voteranno per il si, bisognerà mandare la rassegna stampa a Pier Luigi Bersani. Sulle parole del ministro Boschi, una inutile polemica. Basta prendere atto che l’Anpi sul referendum costituzionale non è unita”.

Tantissime le prese di posizione, pro e contro. Di certo, resta che -secondo il nostro modestissimo e insignificante parere- una riforma osteggiata da parte dello stesso partito che dovrebbe sostenere il governo promotore della riforma è una riforma di fatto delegittimata nei suoi stessi contenuti. Forse fermarsi ancora si può.

E sarebbe meglio, per il Paese intero.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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