papa-domenica-Palmedi Luigi Asero

Dei tanti cristiani ovunque perseguitati e uccisi ha parlato papa Francesco durante l’Angelus di ieri, domenica, in piazza San Pietro. Papa Francesco ricorda quindi i tanti morti e perseguitati per motivi religiosi e naturalmente le vittime del disastro aereo sulle Alpi francesi.

La domenica delle Palme è stata quindi occasione di riflessione per quanti, giornalmente, mettono la testa sotto la sabbia e fingono di non vedere quanto accade nel mondo a causa di conflitti religiosi che, in verità, non avrebbero ragione di esistere. Il Santo Padre si è così espresso: “Pensiamo all’umiliazione di quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona. E pensiamo ai nostri fratelli e sorelle perseguitati perché cristiani, i martiri di oggi: non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. E affido all’intercessione della Madonna le vittime della sciagura aerea di martedì scorso, tra le quali vi era anche un gruppo di studenti tedeschi“.

Durante la benedizione degli ulivi ha aggiunto: “Lo stile di Dio e del cristiano è l’umiltà, uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: a un Dio umile non ci si abitua mai! Umiliarsi è prima di tutto lo stile di Dio, che si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà. In questa Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così sarà “santa” anche per noi. C’è una strada contraria a quella di Cristo: la mondanità. La mondanità ci offre la via della vanità, dell’orgoglio, del successo. E’ l’altra via. Il Maligno l’ha proposta anche a Gesù, durante i suoi quaranta giorni nel deserto. Ma Gesù l’ha respinta senza esitazione. E con Lui con la sua grazia soltanto, col suo aiuto, anche noi possiamo vincere questa tentazione, non solo nelle grandi occasioni, ma nelle comuni circostanze della vita. Sentiremo il disprezzo dei capi del suo popolo e i loro inganni per farlo cadere. Assisteremo al tradimento di Giuda, uno dei Dodici, che lo venderà per trenta denari. Vedremo il Signore arrestato e portato via come un malfattore; abbandonato dai discepoli; trascinato davanti al sinedrio, condannato a morte, percosso e oltraggiato. Sentiremo che Pietro, la roccia dei discepoli, lo rinnegherà per tre volte. Sentiremo le urla della folla, sobillata dai capi, che chiede libero Barabba, e Lui crocifisso. Lo vedremo schernito dai soldati, coperto con una mantello di porpora, coronato di spine. E poi, lungo la via dolorosa e sotto la croce, sentiremo gli insulti della gente e dei capi, che deridono il suo essere Re e Figlio di Dio”. 

Abbiamo detto quindi di chi preferisce fingere di non sapere e mettere la testa sotto la sabbia, le parole ricordate dal Papa dicono che addirittura Pietro rinnegò, finse per paura, di non sapere. Ma poi pianse e riprese il cammino che proprio Dio, per il tramite del suo Figlio Gesù, gli ha indicato: compiendo fino in fondo il suo dovere. La speranza rimane, ci avviciniamo così alla Pasqua, con la speranza che i silenti facciano tesoro degli insegnamenti e facciano udire la propria voce.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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