luca_bianchi_crocettaDi Luigi Asero

Che il bilancio regionale del governo di svolta guidato dal Governatore Rosario Crocetta somigliasse più a uno scolapasta che non a un documento di programmazione contabile ne abbiamo avuta certezza e lo abbiamo denunciato (inascoltati) con parecchi articoli generalmente dal titolo “Cose di casa nostra…” a firma del nostro preparatissimo Guido Di Stefano. Che i siciliani poi siano restii alla lettura di magagne politico-contabili nel nome di “tanto non cambia nulla…” lo sappiamo, ciò non toglie che il nostro impegno, quello della redazione tutta de “La Voce dell’Isola”, resta inalterato. Fatta questa premessa, forse troppo auto-celebrativa, della quale lo scrivente chiede venia, andiamo a quella che si può definire senz’altro e fino a nuove news, la notizia del giorno: l’assessore al Bilancio, Luca Bianchi, annuncia le sue dimissioni da questo “miracolo dell’immobilismo” che si è rivelato il governo di svolta che sta dando la mazzata finale invece alla già sofferente popolazione siciliana.

Le parole che ha usato l’assessore Luca Bianchi nell’annunciare le sue dimissioni sono inequivocabili:

“Io mi fermo qui, nessuno è indispensabile. Proprio perché ritengo che il governo Crocetta sia la più grande occasione che ha avuto la Regione ma deve ricostruire attorno a se quel percorso di consenso che possa ridare forza a questa azione. Non cerco paracaduti, non tratto nessuna via di uscita né l’ho chiesta a nessuno. Le mie dimissioni sono irrevocabili e le formalizzerò nelle prossime ore.

Me ne vado senza alcuna polemica nei confronti di nessuno, quando uno va via deve solo ringraziare per la grande opportunità che gli è stata data. Ringrazio innanzitutto il presidente Crocetta che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto convinto e ringrazio anche gli altri assessori. La nostra squadra non era composta da dodici persone rappresentanti di interessi, erano dodici persone che con le loro difficoltà hanno sempre lavorato unite, sbagliando insieme e facendo le cose bene insieme. 

Non lascio la Sicilia. Non voglio che la mia fuoriuscita sia legata a un biglietto staccato verso altre destinazioni. Torno a fare il mio lavoro. Spero di avere compiuto un servizio a questa Regione.

In questi giorni complicati e convulsi sentivo il bisogno di tracciare una linea su quello che è stato fatto finora e fare un bilancio. La riflessione ampia parte da ciò che è avvenuto ieri, sullo stop al dl pagamenti delle imprese che rappresenta la fotografia plastica di un pantano in cui siamo da troppo tempo, che ha rallentato alcune decisioni di carattere economico finanziario che richiedono invece decisioni in tempi rapidi. Non si può comunque disperdere il lavoro fatto dal Governo, che è stato di discontinuità con il passato. Abbiamo svolto un lavoro importante, che ha potuto contare su una fase di consenso. Partivamo da un disavanzo strutturale che oscillava tra un 1,5 miliardi del 2012 e 2 miliardi nel 2011. Quando siamo arrivati c’erano imprese non pagate da 4 anni, tre downrating, avevamo una credibilità molto debole sui tavoli nazionali. Eravamo ben oltre il baratro, con l’azione di questo anno abbiamo portato un miglioramento sensibile ed un percorso di risalita. Ma dobbiamo fare ancora molto e i tempi della politica non sembrano andare d’accordo con i tempi dell’azione amministrativa.

Troppi hanno gioito per l’impugnativa della Legge Finanziaria e ha rappresentato un momento di rottura. Siamo intervenuti rendendo più efficace sia l’Irfis che Riscossione Sicilia.  La credibilità che abbiamo sul piano nazionale e internazionale è cresciuta. Abbiamo per due volte mantenuto il rating che era sceso per tre volte. E abbiamo trasformato l’outlook da negativo a stabile. Poi si è rotto qualcosa. Il clima complessivo ha messo in seria discussione il lavoro fatto. Penso anche all’ultima finanziaria, che rivendico. Quella impugnativa è molto contraddittoria e ci costringe a una manovra correttiva difficile. Abbiamo liberato 300 milioni per far fronte alle spese più urgenti. Ma devo dire che troppi hanno gioito, in maniera irresponsabile, per quella impugnativa. Quello è stato un punto di rottura di un percorso. E ieri è arrivato il dl pagamenti alle imprese che non comportava nessun aumento di imposta. La mancata approvazione del dl peserà sulle tasche di tutti i cittadini siciliani. È un intervento a favore del sistema delle piccole e medie imprese”.

Forse nessuno è alla ricerca di un paracadute, forse in troppi si è gioito per l’impugnativa del Bilancio regionale da parte del Commissario dello Stato, forse ancora però… con un po’ di umiltà caro assessore, se una finanziaria viene impugnata in 33 articoli su 50 totali, anche la Giunta avrà delle colpe. E non indifferenti…

Lo stallo in cui versa la Regione non è colpa dei cittadini né, come certamente proverà a far capire il Governatore Crocetta della mafia che paralizza ogni attività. Cominciando dalla Sanità dove decine di importanti strutture periferiche stanno rischiando il collasso mentre la Giunta di cui si vanta pensa a un nuovo mega-appalto da 178 milioni di euro in 7 anni per il noleggio di 6 elicotteri, come svelato dall’inchiesta sulla sanità e il 118 in Italia pubblicata proprio in questi giorni da L’Espresso online.

La mafia, nessuno lo mette in dubbio, è in grado di influenzare pesantemente la politica e l’economia di una regione importante come la Sicilia ma è lei stesso assessore Bianchi a parlare apertamente di ostacoli da parte del Pd, di quel Pd che vi doveva sostenere e che doveva contribuire al rilancio di una Sicilia da sempre oppressa da vecchi democristiani di ampio raggio (e riciclo). Allora, a esclusione di equivoci, chiarisca prima delle dimissioni e insieme al suo Governatore (quello che parlò di “mafiosità genetica” siciliana) se è la mafia o il Pd (con ogni vostro inciucio) ad aver reso definitivamente tetraplegica la nostra bella e sempre azzannata Sicilia.

Noi, forse inascoltati, continueremo a vigilare. Che al Governo ci siate voi o qualsiasi parte politica. E continueremo a chiederci a cosa ci porterà il nuovo ciclo che si fa avanti. Perché il vostro, appare chiaro, è terminato.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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