San MicheleDi Luigi Asero

Si è svolta con grande compostezza e partecipazione la festa dedicata a San Michele Arcangelo, patrono di Caltanissetta, nella giornata di domenica 29 settembre.

Grande la partecipazione della gente nissena e di quanti, pur vivendo distanti dal capoluogo siciliano non hanno voluto mancare a questo momento di Fede e devozione, ma anche di vita della cittadina che, da anni, vive ormai uno stato di profondo degrado derivante da incuria delle pubbliche cariche apparse impotenti di fronte allo stato di abbandono della cittadina e allo scoramento dei giovani che, sempre più in massa, provano l’esodo verso “altri lidi” del nord Italia e all’estero.

La festività comunque si è registrata nel massimo ordine. La statua raffigurante San Michele Arcangelo -preceduta dalla banda musicale e seguita dalla banda musicale della Polizia di Stato (di cui San Michele è “protettore”)- come ogni anno è stata portata a spalla dai devoti, uscendo dalla Cattedrale di piazza Garibaldi alle 19.30 per affrontare il percorso storico che attraverso corso Umberto la porta fino alla “Grazia” per far poi rientro, attraverso la via Vittorio Emanuele passando per la storica villa Cordova, in Cattedrale. Qui salutata da uno spettacolo pirotecnico intenso e suggestivo.

Giusto una nota negativa. Forse la città meriterebbe di esser messa in condizione di vivere il suo centro storico non soltanto nel giorno del suo Patrono e nei giorni dei Riti della Settimana Santa.
Una città che ha antiche origini, una zona di origini arabe ancora inalterata, tanti giovani con speranze… una città che fino a poco tempo fa era ricordata per essere la “città delle donne” per la bellezza di alcuni caratteri tipici delle donne nissene, amate anche dai sultani che qui soggiornarono, merita forse di rialzare la testa. E sappiamo di non essere i soli a pensarlo se il suo quotidiano online principale “Il Fatto Nisseno”, che volentieri citiamo, ha ritenuto ricordare la festività con una preghiera a San Michele (e con una bella photo-gallery). Preghiera percepita come l’ultima chance per il recupero di quella che per troppi è ormai “città morta”. A sua insaputa.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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