Jihad Misharawi (corrispondente da Gaza della BBC), in braccio il figlio di appena 11 mesi morto nei bombardamenti.

Sarebbero almeno 85 i missili che questa mattina, in meno di 45 minuti, hanno colpito la Striscia di Gaza, provocando -secondo Hamas- due morti e decine di feriti. Non si ferma quindi l’attacco israeliano contro la Striscia di Gaza. Israele smentisce però affermando di colpire soltanto obbiettivi terroristici posti in basi sotterranee. Ordigni hanno comunque colpito l’abitazione di un alto ufficiale di Hamas e un edificio attiguo alla casa del primo ministro palestinese, Ismail Haniyeb. Il richiamo dei riservisti inoltre, già 16.000 sarebbero pronti fa intuire come sia già stato pianificato strategicamente un attacco di terra da condurre sui territori della Striscia di Gaza.

Sul fronte internazionale l’Egitto ha espresso solidarietà al popolo palestinese e il Primo Ministro Hisham Kandil si è recato in visita nei territori passando per il valico di Rafah. E in stretto contatto con il Presidente Mohamed Morsi ha riferito che “è un’aggressione”. E la frase appare dal duplice significato. Israele infatti aveva stabilito un cessate il fuoco per la durata della visita del Primo Ministro egiziano, ma poche ore dopo ha ricominciato l’attività di bombardamento, forse pensando che la visita si fosse già conclusa. Di fatto però ha ripreso l’attacco missilistico rischiando un pesantissimo crack diplomatico con i vertici del governo egiziano.

 Angela Merkel si dice “molto preoccupata” da questa escalation di violenza sul fronte mediorientale, escalation che comunque era già stata più volte annunciata sull’informazione mondiale. Tanti i segnali che inducevano a pensare a un attacco in grande stile in questo periodo.

La Farnesina invece, tramite il console italiano a Gerusalemme, sta valutando come fare per la sicurezza di nove cooperanti italiani che si troverebbero nella Striscia di Gaza. Alcuni sarebbero già andati via con un convoglio Onu, altri si troverebbero ancora in un appartamento di Gaza City e potrebbero aggregarsi a un altro convoglio che l’Onu starebbe predisponendo per la fuoriuscita degli stranieri dai territori.

Luigi Asero

Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

Ti potrebbe piacere:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.