Non vedo la televisione, caro prof. Monti, e la sua partecipazione a Matrix mi sarebbe completamente sfuggita. Forse però il suo sentirsi in un ambiente poco ostile, a casa di chi le ha spianato la strada per avere in mano (conto terzi) il Governo Italiano, le ha lasciato la libertà di esprimersi come meglio lei credeva, la libertà (sacrosanto diritto di tutti) di dire il suo pensiero. La rete, pericolosissimo strumento dedito allo sputtanamento di ogni porcata, da però ampi resoconti del suo pensiero. E del suo vissuto.

Voglio iniziare citando pari pari, le sue parole di ieri:

Tutte le cose che stiamo cercando di fare sono operazioni di creazione di consapevolezza, perché il mondo non è più quello che era dieci anni fa. I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia, un posto fisso per tutta la vita. E’ bello cambiare, avere delle sfide, purché siano accettabili

Teoricamente dovrei anche condividerle le sue parole. Pensavo così nel 1994. In quell’anno decisi di essere un indipendente, di voler costruire il mio futuro senza dover mai ringraziare nessuno. Senza dover chiedere a qualche politicante che il mio voto andasse in favore di un mio contratto di lavoro. Così, con la mia esperienza tecnico-informatica ho deciso di aprire un centro per vendita e riparazioni. Ma non importa il settore, avrei anche potuto pensare di inaugurare un punto di distribuzione bibite o piuttosto un diplomificio che stampa titoli di studio e viene finanziato dallo Stato. Il punto mio era poter essere indipendente e non subìre la monotonia di un posto fisso.

Per ottenerlo mi sono scontrato un po’ con le mie iniziali paure, con i miei genitori che tanto erano legati al “mito” del posto fisso.
Ora viene lei e con le sue parole da ragione al mio ragionamento. Non troverei nulla da obiettare. Se non fosse che…

Eh sì, prof. Monti. Qualcosa che non va nel suo ragionamento c’è. Ormai sono trascorsi ben 18 anni (fra qualche mese) da quella scelta. E posso garantirle che lei si sbaglia. E tanto.  E le spiego perché.

Intanto perché le banche, che lei dovrebbe conoscere bene, quando un piccolo esercente si presenta per aprire un conto corrente (e non parliamo di fidi, ma solo di uno strumento che aiuta anche il suo Governo a tracciare i pagamenti per evitare l’evasione fiscale) la prima cosa che chiedono è “perché proprio questa banca?”, la risposta più ovvia sarebbe che una devo pur sceglierla, ma si va a risposte di comodo “per la vostra serietà, per la vostra affidabilità, per la vicinanza al mio negozio…”, ma non è mai una risposta che soddisfa l’impiegato di turno. Che chiede così autorizzazione quantomeno al funzionario di sala. Funzionario che inizia a scrutarti come fossi un criminale messo lì per realizzare il colpo del secolo.

Ma non finisce qui, perché poi si inizia a lavorare. Inevitabilmente, soprattutto se devi ritirare merce, serve liquidità. Così arrivi a chiedere il fido, qui arriva la seconda genialata del bancario di turno: “ma ci deve lasciare dei titoli in garanzia”.
Facciamo due conti, facili facili. Non da Università Bocconi, ma da casalinga che fa la spesa al mercato: se ho titoli mi frutteranno (a far tanto) il 2%, perché non dovrei cambiarli e usare il mio denaro invece di darli in garanzia per avere al massimo il 75% del loro valore nominale e pagarlo fino a un taeg del 14,62%?

Poi c’è la burocrazia, quella folle cosa di cui, mi creda, un professore, Magnifico Rettore dell’Università Bocconi, non si occuperà mai. Perché per lei se ne occuperanno altre persone, appositamente pagate. Mi creda, la burocrazia, specialmente al Sud dove si sovrappone spesso anche all’ignoranza, è una bestia ingestibile.

Poi c’è l’apparato Statale. Provi a ottenere le certificazioni, ti iscrivi agli Albi occorrenti. Una volta pronto pensi di poter partecipare a delle gare d’appalto o di poter fare lavori per aziende private. Ma gli adeguamenti di legge le aziende private non li fanno, tanto nessuno li controlla. E scopri che neanche il settore pubblico li fa molto spesso, perché in fondo cosa e chi dovrebbe controllare sé stesso? Io vedo caserme con i cavi elettrici scoperti, privi di accessi per i disabili. Vediamo ospedali dove la scivola per i disabili termina con i gradini. Si figuri qual’è lo stato del settore informatico.

Ma per fortuna la Pubblica Amministrazione si dota pian piano di nuovi apparati. Pensi “ora forse possiamo far delle piccole forniture, onestamente, per poter almeno respirare un po’…”. E scopri che gli acquisti sono decisi a Roma. E che a quegli importi non ci potrai mai arrivare. Ti arrendi e speri che lavorando con il privato vada meglio. Alla fine però anche con il privato ci sono difficoltà e allora lo Stato, che incassa anche le mie tasse, mi aiuterà con la Giustizia. Scopri poi che una causa può durare anche venti anni  e che quei 100 o 1.000 euro potrebbero costarti in spese varie anche il triplo. Rinunci a riscuoterli e ci paghi comunque le tasse, perché -per essere corretto- la fattura l’avevi comunque emessa.

Non sto nemmeno a parlare di pizzo, di Equitalia, di certificati che non arrivano, di una tassazione quasi svedese con una qualità di servizio quasi libica (e chiedo scusa ai libici).

Sa caro prof. Monti? Parlava di equità, vedo gente fregarsene e andar con i suv, con le sue barche, parlare di acquistare gli immobili precipitati a causa della crisi. La sua manovra “salva, cresci”… la chiami come vuole… ma sta solo provocando lo scontro sociale. Eravamo considerati “catastrofisti” a parlare del Club Bilderberg, ma certo lei viene da quella Goldman Sach’s che ne fa parte. Sarà un caso?

Il suo illustre collega, senatore a vita Giulio Andreotti, ebbe modo di dire “a pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina”. Abbiamo pensato male, vuol vedere che abbiamo anche indovinato?

Ragazzi… a voi dico: non fatevi fregare. Il posto fisso sarà “monotono”, ma difendetelo con le unghie e con i denti, non cadete nel loro gioco. Costi quel che costi. Essere indipendente, se si vuol essere onesti, non ne vale la pena. Non vi darà nulla. Non avete neanche idea di quanto mi stia divertendo io, che avevo rinunciato a quella monotonia!

Luigi Asero

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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