Questa è una storia comune a tanti individui… la storia di un uomo dello Stato. La storia di un anziano giudice…
Pare che oggi per far notizia si debba esser giudici antimafia. O mafiosi.
Invece il mondo è ricco di persone comuni, di persone sconosciute al grande pubblico mediatico, al grande pubblico del web. Al pubblico delle resistenze cui sfugge forse che la miglior resistenza è riappropriarsi della vita comune, degli spazi di tutti noi. Impedire che la solitudine e lo scontento possano prevalere in questo mondo ogni giorno più dis-umano.

Questa è la storia di un anziano Procuratore Generale. La storia di un uomo che fa pensare “se questo è un uomo”.
Ometterò il nome e per comodità lo chiamerò il “dottor G”… G è l’iniziale del suo nome, Giacomo.

La storia di un orfano cresciuto con una vecchia zia, sorella della mamma. Una storia iniziata quando lui piccolo perse entrambi i genitori nell’immediato dopoguerra. Affidato alle amorevoli cure di una zia sola a sua volta. Che si sacrifica per lui facendolo studiare, permettendo che entrasse in magistratura, sacrificando la sua vita personale affinché il ragazzo non subisse nuovi traumi. La cosa oggi farebbe ridere nell’epoca di mariti e mogli e amanti, del sesso senza legami. Ma contestualizzandola al periodo del dopo guerra assume ben altro aspetto.
Il giovane dottor G si mostra persona molto capace, molto abile. Di grande tenacia e eterna onestà. Poco incline alla vita mondana e ai compromessi del Palazzo di Giustizia, dove Giustizia spesso si è fatta solo per chi vive agiatamente…
No, il dottor G che ha sempre ricoperto incarichi nella Giustizia Civile ha preferito l’assoluto rispetto della legge, in nome del simbolo universale secondo cui “La legge è uguale per tutti”.

Il dottor G ormai cresciuto ritiene giusto ricambiare i sacrifici dell’ormai anziana zia, sacrificando poi lui la sua vita personale all’amorevole custodia della persona che aveva svolto per lui tre ruoli: zia, mamma e papà.
Ma la vita prima o poi ristabilisce regole e ruoli, così la zia (com’è naturale che sia) va via… Rimane nuovamente solo, ormai il dottor G ha quasi compiuto settant’anni. La zia ha potuto assistere a tutti i suoi successi. Ormai è Procuratore Generale a Catania, nonché Consigliere della Corte di Cassazione a Roma. Non male per un orfanello venuto dal nulla. Non male per una persona che in quel rispetto della “Legge è uguale per tutti” ha sempre fatto l’occhiolino al povero, alla parte debole. Provando a cavar anche dei cavilli, rinunciando alle inevitabili “offerte” per ammorbidirsi nella conduzione di un dibattimento…

Poi, ormai in pensione, solo in una casa improvvisamente vuota senza nemmeno quell’amorevole zia/mamma/papà… continua il suo impegno. Forse ormai più per impegnare un tempo che è fatto di interminabili giornate di 24 ore, che paiono 24 secoli…

Brutta cosa la solitudine. La legge è uguale per tutti, ma la legge della vita forse non è stata così generosa nei suoi confronti come la legge di quel Palazzo di Giustizia in cui lui, da uomo dello Stato, da cittadino che sente il vero senso dello Stato fatto di cittadini e non di poteri, ha sempre creduto.

Passa il tempo. Il dottor G credo abbia ormai superato gli 83 anni. Nessuno lo vede più. Lo incontrai lo scorso anno per l’ultima volta, prima di oggi. Mi salutava sempre con grande cordialità chiedendo dei miei genitori prima, della mia mamma dopo la morte del mio papà. Ricordo un consiglio che mi diede… accudiscili, ma non rimanere mai da solo. Non c’è niente di più triste… Puoi dare amore a tutti, al tuo prossimo, ma non sarà mai la stessa cosa… La sua voce tremava. Molto meno delle sue mani ormai schiave del morbo di Parkinson…

Poi viene segnalato sui bus urbani di Catania. Prendere quegli autobus per l’intera giornata chiedendo di non scendere a fine corsa per la paura di rientrare solo in quella casa che da sempre è stata il suo nido, e la sua prigione. Una bellissima prigione in verità. Di fronte al mare della scogliera di Catania, con un panorama mozzafiato. Basta affacciarsi dall’altro balcone per vedere invece l’Etna.

Il dottor G poi è stato “salvato” da un suo caro amico, con l’ausilio dei Carabinieri. Han dovuto sfondare la porta di quel meraviglioso appartamento. Trovando poco più di una larva sul letto. Senza forze, senza voce, senza memoria, senza più nulla a casa. Denutrito, disidratato. Oggi si trova presso un reparto di geriatria di un noto ospedale catanese.

Poco fa con mia mamma proviamo a recarci in visita. Nel pomeriggio non sono però consentite le visite. Quindi nulla da fare.
Affacciata ad un balcone ho scorto la sua forma. Seduto, un giornale in mano. Lo sguardo assente, nel vuoto. Mi fissa…. sembra dubbioso. Non so se ricorderà delle chiacchierate che facevamo… mi è sembrato cercare di chiedersi chi fossi io. Torneremo domani. Ma forse ormai è tardi….

E in quel “La legge è uguale per tutti” pare sia lì ad aspettare l’ultima norma, quella della “Livella”. Che forse potrà donargli la perduta, o forse mai avuta, serenità.

Una storia semplice. La storia di un giudice solo. La storia di un uomo. Solo. Una storia che non può far notizia in questo mondo.

Luigi Asero – Facebook venerdì 20 agosto 2010 alle ore 19.44

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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