…o forse talmente attuali da non volerne parlare. Un po’ di relax serve per risvegliare quei sensi da troppo tempo sopiti. Per riscoprirli nuovi e con nuovo vigore.
Così oggi leggendo un libro mi sono ricordato alcune semplici regole di lettura che sin da piccolo mi sono imposto. Per non limitarmi a leggere. Per vivere ogni racconto come esperienza “viva”, o personale se preferite.
Credo che ogni libro vada letto e vissuto come fosse un film, e dando spazio alla nostra fantasia forse ci lascia qualcosa in più di qualsiasi film. Feci le prime prove di questo mio metodo di lettura la prima volta che lessi un libro, era un libro per le scuole elementari che la maestra ci consigliò credo al terzo anno, avevo quindi 8 o 9 anni. Mi piacque tanto, lo conservo come una reliquia.
Iniziai a leggere cambiando l’interpretazione di ogni frase.
Ogni libro si legge, secondo me, in tre modi diversi. Distinguendo cioè il protagonista, l’interlocutore e la descrizione delle scene.
Il protagonista ha più enfasi, è convinto di ogni cosa che afferma. Si interpreta come se dovesse quasi imporre il proprio pensiero sull’interlocutore. L’interlocutore si legge come quella persona che annuisce e delle volte prova anche timidamente a contestare, è il tono di chi annuisce e ascolta con poca convinzione, o con troppa convinzione, quasi succube. Dipende dalla storia raccontata.
E poi c’è la descrizione delle scene. Da vivere, da immaginare…
Anche la descrizione di una stanza con al centro di una parete un quadro va immaginata, immaginate quella scena. Ha sempre un senso ai fini della comprensione del testo e comunque è sempre un piacevole diversivo per i nostri occhi. Perché con l’immaginazione non siamo più spettatori (come in un film) ma involontari “protagonisti esclusivi” di quel libro.
La lettura così è sempre un’esperienza indimenticabile, di quelle passate di moda…

E mi permetto un fuori tema in questa nota. Pensavo di parlare solo del piacere della lettura giusto per condividere con tutti voi un possibile modo di leggere. Ma le cose che passano di moda portano alla mia mente un’altra cosa che sembra passata di moda. Che ci sta togliendo l’immaginazione e forse la voglia di amare: il corteggiamento.
Per cercare il significato di questa parola forse dobbiamo ricorrere ormai a un vecchio dizionario della lingua italiana.
Stiamo riducendo un po’ tutto a una questione di misure, di quantità di sms e messaggini vari, di immagini jpeg e gif preconfezionate da qualche grafico. Abbiamo dimenticato carta e penna per scrivere un messaggio che sia veramente unico. E questo tanto per far qualche esempio…
Siamo sicuri di voler questo per la nostra vita?
Siamo sicuri che il corteggiamento sia una cosa antica e per questo da buttar via?
Io sinceramente ne sarei dispiaciuto se si abbandonasse questo modo di crear un’aspettativa, come sarei dispiaciuto se si abbandonasse la lettura…
Meditazioni di una sera con cuffia e musica, davanti a un monitor e un’adorata tastiera…


[Originariamente pubblicato sul vecchio profilo personale di Facebook – 28/08/2009 0.22]

Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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