Non c’è nulla di meglio che poter eliminare i propri problemi. Con la bacchetta magica, con un sicario professionista (ma i problemi sono “immateriali”), magari… li si potrebbe annegare. Già… annegare i propri problemi, ma dove? come?
Forse li si potrebbe annegare nell’alcool… se fosse possibile. Ma non lo è: i problemi, i guai, le nostre depressioni… nuotano benissimo.
Si alimentano dell’alcool e di tutto ciò che sembra farceli dimenticare.
Nasce così questa storia, che non è di pura fantasia. Bensì di drammatica realtà.
Abbiamo due protagonisti, come ogni storia che si rispetti. Buoni e cattivi. Caino e Abele. Ma è una storia strana, una di quelle storie che dovrebbe far riflettere chi aspira al ruolo di Caino non volendo più sentirsi Abele.
Potrei scrivere i nomi che preferisco, ma i due protagonisti hanno già dei bellissimi nomi e non mi va di cambiarli.
Così torno indietro nel tempo, nelle cronache.
E andiamo al 15 luglio del 2007, siamo a Pinerolo in provincia di Torino. Sono le 4 della notte e una ragazza -Claudia Muro- in compagnia di fidanzatino e amici fa rientro a casa. È tardi, ma in fondo sono semplicemente divertiti e rilassati. Basta la normale, ordinaria prudenza. Anzi basta comportarsi normalmente, senza riflettere a nulla per andar verso le proprie macchine e rientrare a casa per un paio d’ore di meritato riposo. Si attraversa sulle strisce pedonali, a pochi metri ferma una pattuglia dei Carabinieri vigila sulla salvezza dei ragazzi e fa qualche verbale, quà e là.
BREAK
Parliamo ora di Corrado, Corrado Avaro, 30 anni. Artigiano, muratore, aiuto del padre agricoltore… tanti piccoli mestieri in attesa di un vero lavoro. Qualche problema con la giustizia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (comunque nulla che si possa considerare veramente grave), una separazione. Insomma tanti piccoli guai. Guai da eliminare, da annegare nell’alcool. Bella soluzione. Lo sballo del sabato sera che ti fa dimenticare i guai e i problemi. Amplificandoli, un po’ come darsi una martellata sulle gengive per non sentire il molare che ti fa male.
TORNIAMO A QUELLA NOTTE…
Alcool=velocità, percezione dei sensi annullata. Sì perché chi beve è convinto di poter fare tutto esattamente come se avesse ingerito una Cola qualsiasi. Ma bisognerebbe vivere contemporaneamente in due dimensioni parallele per rendersi conto che così non è… In una bere soltanto acqua per poter osservare lucidamente cosa fa il proprio “io” nell’altra dimensione ubriacandosi. Vedere che lucido non è per nulla.
Ma come scritto prima siamo nella realtà, e la realtà ci fa vivere in una sola dimensione. Quella che viviamo, e che predestiniamo con le nostre scelte.
Così Corrado incontra Claudia, anzi si scontra con Claudia che era sulle strisce. Protetta da amici, fidanzatino e Carabinieri. Ma il tempo è stato più veloce di ogni urlo. Il suo viso si spappola sul parabrezza.
Il nostro ipotetico Caino, ancora una volta, di nuovo, uccide Abele.
Ma Caino può diventare Abele, o forse vero Caino non è mai stato.
Un mese di carcere, poi il sostegno psicologico di un amico sacerdote. Ma Claudia è ogni notte con lui, nei suoi incubi. Il suo viso, il suo sangue… su quella strada, su quel parabrezza. Dentro ogni suo pensiero da un anno in qua.
E SIAMO A OGGI
“Vi chiedo scusa per questo e per tutto il resto”… poche parole ai genitori di Corrado e -penso- ai genitori di Claudia. Una corda, una trave. Caino torna ad essere Abele. E come Abele, tragicamente, muore…
E Caino allora chi è? Credo sia quel maledetto alcool che assieme alle droghe, pesanti e leggere, tutti quanti chiamiamo “sballo”
Quello “sballo” che ogni notte, ogni fine settimana cerca qualcuno che voglia annegare così i propri problemi. Quello “sballo” che non fa pensare a nulla. E che realmente fa diventare “vera nullità” quello che è -e dovrebbe sempre rimanere- l’essere umano.
Credo che ora, Claudia e Corrado si siano incontrati, e chissà forse si son chiesti scusa a vicenda. Essendo entrambi vittime.
Un bicchierino può anche starci, ma per favore… non pensiamo che risolva i nostri problemi.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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