Sempre a proposito dell’assassinio dell’ispettore Filippo Raciti… Ecco poi cosa può accadere per il sol fatto di vivere nella stessa città dove vive anche un pugno di delinquenti. Pubblico un messaggio ricevuto e la mia relativa risposta. Nessuno si fermi all’apparenza, ma cerchiamo di leggere fra le righe per avviare quel dialogo che è ormai fondamentale affinché si possa alimentare una speranza nel nostro mondo:
Testo del messaggio ricevuto su un mio indirizzo da una persona sconosciuta (forse del Piemonte, ma non ha alcuna importanza), e forse un po’ prevenuta:
… PEZZI DI MERDA CATANESI DI MERDA DOVETE SOLO VERGONARVI AVETE ROVINATO UNA FAMIGLIA.. VERGOGNATEVI..TUTTI VI SPUTEREI IN FACCIA QUANTI NE SIETE ,, A UNO A UNO..SPERO CHE BRUCIATE A L INFERNO TUTTI
Risposta:
Solitamente agli insulti gratuiti non rispondo. In questo caso faccio un’eccezione. La morte di Filippo -che per me era un amico, oltre che un ottimo poliziotto- ha lasciato tutti i catanesi onesti di sasso. Tutto quel che è successo ha provocato una enorme vergogna. Il vero rammarico sta nel non aver saputo isolare prima questi delinquenti che sembravano soltanto un pugno di spacconi (o “spacchiusi” come si dice qui a Catania…). Invece a Te -comprensibilmente- hanno provocato tanta rabbia, in noi tante vere lacrime (e non di coccodrillo). Oggi noi per primi ammazzeremmo questi schifosi vermi criminali. Se non fosse che abbassarsi allo stesso livello offenderebbe la memoria dello stesso Filippo e il ricordo dei poveri familiari.
E se posso permettermi… non mi hai offeso. Mi hai soltanto concesso un ulteriore spunto di riflessione. E te ne ringrazio. Ciao
Luigi Asero


Nota successiva (2012): Ne è nato uno scambio di mail sempre più cordiale. La persona si è scusata e non ha più pensato che tutti i siciliani fossero delinquenti. Per alcuni anni ha sempre inviato anche gli auguri nelle principali ricorrenze, poi ci si perse di vista, ma questo è normale in fondo. Mai gettare -morale- benzina sul fuoco.

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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