“La mafia è mafia quando si associa a qualcosa che si muove in altri ambienti. No, forse è meglio un altro tono: se può fare quest’atto di carità, signor Provenzano, parli per favore. So che forse è utopia. Capisco che potrebbe temere di essere avvelenato in carcere, com’è successo altre volte in Italia, ma faccia la carità a questo popolo senza verità. Si liberi signor Provenzano e muoia almeno senza questo peso. Ti scade l’affitto, Bernardo Provenzano. Sei anche tu di passaggio. Liberati dal male, liberaci con la verità”.
A parlare è la mamma di Manù, Manù oggi ha 15 anni. Il 23 maggio 1992 aveva circa 4 mesi. Non sapeva nemmeno di chi fossero quelle braccia rassicuranti che lo prendevano dalla culla la sera. Manù è il figlio di Rosaria e Vito Schifani.
Oggi si trova nella natìa Palermo, a commemorare la strage Falcone. A commemorare papà con i colleghi Antonio Montinari e Rocco Di Cillo. A commemorare Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. A commemorare le stragi di Stato nell’indifferenza, o peggio nella falsità, di questo stesso Stato. Che versa lacrime di coccodrillo.
Lacrime di coccodrillo del potere politico ed economico che vuole queste stragi, che vuole questa mafia.
Lacrime di coccodrillo di questi italiani che nella finta indignazione convive col potere in cambio di un biblico piatto di lenticchie.
Lacrime di coccodrillo della gente del Sud che chiede il riscatto e lo delega agli altri.
Lacrime di coccodrillo della gente del Nord che critica, ma vive di un certo benessere e di bei negozi, belle aziende, bei complessi residenziali che spesso, sono frutto del riciclaggio di denaro sporco, sporco del sangue di Giovanni e di Francesca, di Vito, Rocco e Antonio. Di Paolo e di Peppino.
Basta parole, in 15 anni ne abbiamo sprecate tante, troppe. Troppe per uno Stato che si impegna solo a perdere questa guerra. Resta l’appello di Rosaria… le prime righe che io estenderei a tutti.
Non solo ai grandi boss ma a tutti coloro che giornalmente cedono al potere politico-affaristico-mafioso…
Luigi Asero