Per alcuni giorni sono stato indeciso se preparare o meno questo post. Ci sono idee in questo mondo, e soprattutto nel mondo dominato dal “dio denaro” che non si riesce a concepire come sane. Può essere una questione di principìi, chiamatela anche di bigottismo. Alla fine sono qui a scrivere questo post, nella speranza che si possa comprendere il messaggio.

Andiamo con ordine. La notizia che mi ha turbato è l’imminente uscita di una nuova linea di abbigliamento giovane denominata “MafiaWear”. Si sa, il marketing sulla scelta di un nome la fa da padrone. Ma forse poi bisognerebbe anche riflettere su quanto sia opportuna la scelta del nome stesso. Dai sondaggi commissionati dallo stilista di riferimento (il cui nome non era però citato nell’articolo), sembra che questo nome sia abbastanza trasgressivo e che dovrebbe quindi, rappresentare una vera novità nel mondo della moda.

Sarà vero. Mi permetto però di fare qualche osservazione in merito.

Innanzitutto ridurre a mera prospettiva d’introito un qualcosa che esalta, in qualche maniera, la mafiosità è qualcosa che mi lascia veramente perplesso. È come dire “finché c’è morte, c’è speranza”… slogan che, permettetemi il macabro humor, lascerei agli impresari di pompe funebri. La mafia, come organizzazione e come sistema di vita è qualcosa che toglie la speranza, che promette posti di lavoro a discapito della libertà individuale, in totale spregio di ogni regola. Non soltanto delle regole scritte dei Codici, ma soprattutto delle regole del “diritto naturale”, del quieto vivere. Come si fa a portarla come emblema di vita? Un’associazione che in nome del profitto vende droga, armi. Che si fa giustizia nel modo più macabro senza guardare alla giustizia vera. Un’associazione che taglieggia l’onesto commerciante affinché paghi per aver in cambio nulla o meglio, affinché ceda la sua fiorente attività a costo ZERO. Un’associazione che squilibra totalmente ogni forma di libero mercato pilotando gli appalti pubblici, le forniture private, le assunzioni. Pilotando financo i mercati finanziari. Non vado oltre ma sono pronto a rispondere a eventuali domande in merito. Nomi, eventi, fatti delittuosi… ci sono decine di migliaia di prove di quanto in queste righe affermato.

Seconda considerazione. La mafia come elemento “cult”, ma se i giovani sono contrari, come manifestato a ogni grave fatto di cronaca… è sicuro il nostro imprenditore che vorranno acquistare questa linea? Io starei attento… ammenoché?…..

E arrivo alla terza osservazione. L’antimafia ormai non si fa soltanto con gli arresti, gli accertamenti patrimoniali e i processi. Quella è una fase sempre successiva allo svolgersi dei fatti delittuosi.

Si fa anche con la prevenzione, con le campagne di sensibilizzazione nelle scuole, con le carovane antimafia, con una politica (mai veramente fatta) di legalità e di regole certe, per tutti. Insomma si fa anche con il marketing. Perché l’informazione è marketing.

Il pluri-indagato (proprio per connivenze mafiose) presidente della Regione Sicilia, on. Totò Cuffaro è artefice di una forte campagna pubblicitaria in cui a chiare e cubitali lettere possiamo leggere “LA MAFIA FA SCHIFO”. Il giudizio sulla effettiva colpevolezza dell’on. Cuffaro spetta alla magistratura, ma il messaggio è chiaro. La mafia è un evento SOLTANTO negativo. Per tutti. Senza “ma” e senza “se”. E se la mafia avesse capito il gioco del marketing e questa linea d’abbigliamento è stata suggerita “da chi di dovere”?!?.

Perdonatemi, ma da siciliano il dubbio mi viene. La mafia si è sempre adeguata all’evolversi dei tempi. Perché dovrebbe subire un attacco istituzionale fatto in forma di campagna pubblicitaria senza rispondere alla pari? E allora… so che la Guardia di Finanza è piena di lavoro da fare, ma fra le altre cose trovi il tempo di indagare sulla provenienza dei beni patrimoniali atti a finanziare questa linea. Se nulla riscontra tante scuse all’azienda. Quante volte la GdF indaga in lunghi, lunghissimi accertamenti per scoprire che tutto è in regola? Bene, si faccia anche questa volta. Prevenire è sempre meglio che curare.

Ultima osservazione per l’ottimo “sindaco antimafia” Crocetta di Gela, che ha proposto un’alternativa linea “AntimafiaWear”. Mi dispiace ma non sono d’accordo. Innanzitutto sarebbe come “taroccare” una griffe. Il problema non è morale, perché morale non c’è nell’esaltare la mafia. Il problema è un altro, chi “tarocca” un marchio lo fa perché ne riconosce la validità. Non diamo nessuna dignità a chi… dignità non ha!!!

Luigi Asero

[origine]

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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