19 luglio 1992, ancora una strage, ancora un grande magistrato, l’amico di quel Giovanni Falcone assassinato a Capaci il 23 maggio. L’amico che non lasciò Palermo, cosciente più che mai di un destino ormai segnato. L’amico che non lasciò solo nel ricordo il compagno di giochi, di vita, di lavoro, di vacanze… e di morte. L’amico che rimase a Palermo per cercar di scoprire chi aveva ucciso in maniera atroce Giovanni Falcone. L’amico (fra i pochi rimasti) dei siciliani: Paolo Borsellino.

L’unica persona capace di dar fiducia a una ragazzina, Rita Atria di 17 anni, che con lui diventa collaboratrice di giustizia e che – sette giorni dopo – per il dolore morirà a sua volta suicida lanciandosi da un balcone. Tradita da chi doveva amarla: la sua mamma. Il funerale di una ragazzina che muore senza un fiore, senza una lacrima. La madre poi profanerà addirittura la sua tomba per dire che la disconosceva anche da morta. La settima vittima innocente di via D’Amelio. Morta sette giorni dopo e non alle 16.56 di quel 19 luglio. Ma morta. Non so quanti avremo speso una lacrima per lei. Io la spesi, e continuo a farlo. Ma questa è la vita, e questo è il sistema politico-mafioso… questo scrisse nel suo diario il giorno dopo la strage:

“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita ….. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta…”

Paolo Borsellino. L’amico che condivideva l’amicizia e che si differenziava da Falcone sol perché lui era simpatizzante della destra e Falcone della sinistra. Ma la politica non poteva tener distanti due uomini come loro. Uomini veri, non per una questione anagrafica, o se preferite di “attributi”…

Oltre a Paolo Borsellino morirono gli agenti della scorta “Quarto Savona 21”:  Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta…e a finir lì la sua carriera, si sarebbe sposata in dicembre), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cusina e Claudio Traina.

L’auto-bomba (una Fiat 126) venne radiocomandata a distanza ma ancora oggi non si è fatta chiarezza su come venne organizzata la strage, nonostante il giudice sapesse di un carico di esplosivi arrivato a Palermo appositamente per lui, e ne avesse parlato proprio quella mattina…

Ma Borsellino sosteneva “chi non ha paura di morire muore una volta sola”…

E se oggi lo ricordiamo… aveva ragione. È morto alle 16.56 di quel 19 luglio. Vive ancor oggi: 19 luglio 2006. Grazie Paolo…

Luigi Asero

 

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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