Ti sogno, un giorno appari come luce nel buio assoluto, e in quel buio assoluto illuminato dal tuo viso, mi guardi… e sorridente mi dici “stupido, non hai capito nulla di me”, ti avvicini, mi baci. Un lungo, meraviglioso bacio, un bacio col quale mi sveglio, era un sogno, un breve-intensissimo sogno.

Un sogno che mi fa svegliare col sorriso, che mi dà il più bel buongiorno che si possa mai immaginare.

Poi una giornata di lavoro, lavoro pensando a quel bacio sperato, a quel bacio voluto, a quel bacio tanto desiderato, a quel bacio mai veramente arrivato, a quel bacio – per ora – soltanto sognato.

Finisce una lunga, estenuante giornata. Vado a dormire. Spero di andare come in trance, spero di sognare e di gustare nuovamente quel bacio.

La notte vola, ormai il mattino è alle porte. E col mattino nuovamente tu. Siamo in uno strano locale. Immagino sia una Chiesa. Mi hai invitato tu. Non so perché ho accettato di venire. Tu sei ancora una volta, anche in sogno, meravigliosa. In quel lungo luccicante abito bianco.

Sono triste, ho sognato di vederti felice, di saperti sposa. Di vedere il tuo meraviglioso sorriso, appannato dal luccichio della tua emozione, trasparire da quel velo bianco.

Ma sono triste … non stai sposando me. Stavolta è un incubo. Devo assistere a quel che mai avrei desiderato: vederti sposa di qualcuno che non sono io.

Vorrei urlare, vorrei fuggire. Perché mi hai invitato? Perché farmi questo male? E perché IO sono lì? Cosa mi ha spinto ad esserci? Ti vedo triste, mi guardi, sembri chiederti “perché permetti che accada?”.

Non so risponderti. Vorrei dire “Ti Amo”, lì davanti a tutti, vorrei interrompere questa tortura. Ma resto immobile, vittima degli eventi. Poi una ragazza si alza, viene da me, la conosciamo entrambi, non la conosciamo bene, soltanto di vista. Mi chiede se posso cambiarle dei soldi. Ottanta euro, ottanta euro per sentire la mia coscienza dire “anche questo è un sogno, svegliati”.

La sveglia, quella vera, mi fa aprire gli occhi. Stavolta non era un sogno, era un maledetto incubo. Sono triste. Se non farò nulla un giorno tutto questo accadrà. Ti sposerai e io non sarò al tuo fianco. Forse non ti vedrò mai più…

Esco triste, sono le sette e mezza, procedo nel traffico come stupido robot… penso ancora al sogno di ieri e all’incubo di oggi…

Ore otto e trenta, passo davanti al tuo ufficio, non c’è nessuno. Passo altre tre volte, ti vedo finalmente. Mi fermo, lascio l’auto in doppia fila…

Sono da te, parliamo un po’, ti affacci fuori. Insieme fumiamo una sigaretta. Devo andare ora…

Ma sono felice, forse possiamo ricominciare a parlarci, forse posso giocare ancora una carta…

Ti mando poi un messaggio, non mi hai risposto. Fa nulla, un po’ ti conosco. Sei fatta così…

Per ora voglio pensare soltanto a quel bacio. Quel bacio sperato, finora soltanto sognato…

Luigi Asero

[origine]

Informazioni sull'autore

Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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