Come potrebbe iniziare un qualunque racconto? Ecco forse una buona partenza è parlare di un uomo qualunque, presentarsi, iniziare col proprio nome, indicarne l’origine…
Ma cosa importi da dove deriva poi il nome, Dio solo lo sà. Il mio nome non l’ho certo scelto io. E cosa cambierebbe se mi chiamassi diversamente? Penso nulla, nulla certo nel mio carattere, nulla certo nel mio fisico, nulla certamente nella mia educazione.
Nulla. Ecco il punto è questo, un uomo qualunque vale nulla, che non è un valore definito. Il nulla non ha un termine di paragone. Il nulla non vale poco e non vale molto. Che nulla sarebbe?
E’ un limbo, uno spazio fluttuante tra inferno e paradiso, tra bene e male, tra bianco e nero. Ma non è una media tra questi dati certi, è l’inesistenza di un dato certo. Ma il fatto stesso che sia qui a scrivere, qualcosa vorrà dire. Può il nulla esprimersi? Può provare dei sentimenti? Può esser notato da qualcuno?
No. Altrimenti non sarebbe “nulla”.
Ma questa è filosofia, e certamente di non alto spessore.
Dai latini riportiamo a tutt’oggi il detto “Cogito ergo sum” – tradotto “Penso quindi esisto”. Ma quanti “nulla” pensano di esistere, soli nel loro limbo, notati soltanto dal loro stesso pensiero? E’ un buon motivo per ritenere di non essere “nulla” o diventa invece un motivo in più per ritenere di esserlo? In pratica… se sono in grado di notare un mio simile, forse questo mio simile esiste realmente, non posso definirlo “nulla”, ma notare sé stessi, e pensare secondo la logica “cogito ergo sum” è motivo sufficiente per ritenere di esistere? E’ come un gioco di specchi, uno di fronte all’altro. Ogni specchio vede sé e l’altro, all’infinito. Esistono infiniti specchi? O due soli specchi, chiusi nel loro limbo, incapaci di vedere ciò che li circonda?
È forse una discussione senza senso, ma che senso potrà mai avere la discussione di un uomo qualunque?

Luigi Asero

 

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Mi piace ascoltare, non semplicemente sentire. Il dialogo non è "parlare" ma consentire alle anime di incontrarsi

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